Espandi menu
cerca
Visioneers

Regia di Jared Drake vedi scheda film

Recensioni

L'autore

OGM

OGM

Iscritto dal 7 maggio 2008 Vai al suo profilo
  • Seguaci 205
  • Post 123
  • Recensioni 3128
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Visioneers

di OGM
8 stelle

Come sarebbe il mondo se esistesse tutto, tranne la felicità: sarebbe apparentemente normale, se non fosse per quelle strane morti improvvise, dovute ad una repentina esplosione del corpo. Un effetto dell’eccesiva pressione interna, esercitata dai pensieri e dalle emozioni che si affollano dentro l’anima, mentre tutto intorno regna il vuoto spinto. L’unico rimedio è applicare al collo un inibitore elettronico, che azzeri la mente e cancelli la memoria, procurando un’euforia ebete e fuori dal tempo. George Washingtom Winsterhammermann è  un anonimo impiegato della Jeffers, un’azienda che non si sa esattamente cosa produca, ma di certo ha in mano le redini dell’universo, visto che riesce a tenere tutto sotto controllo, compresi i sentimenti della gente. Il suo logo è un dito medio alzato, che è diventato il nuovo gesto di saluto, accompagnato da un Jeffers morning! che ha ormai soppiantato il classico buongiorno. Nei suoi uffici il personale è suddiviso in cinque livelli separati, tra i quali i contatti sono sporadici e quasi esclusivamente telefonici. George occupa il terzo, dove ci sono solo scrivanie e formulari da compilare e visionare (visioneer è la sua qualifica), mentre i suoi colleghi impazziscono o scoppiano, vengono licenziati o vengono promossi scavalcandolo. George è considerato malato, perché è affetto da quel morbo letale che si chiama capacità di sognare, ossia di vedere, durante il sonno, immagini di una realtà diversa, che è esistita, ma va dimenticata. Nelle sue fantasie notturne, egli veste i panni del suo illustre omonimo, ispiratore della Dichiarazione d’Indipendenza, e simbolo di un’umanità ancora in grado di soffrire e combattere per un ideale.  La sua gloriosa epoca, secondo la nuova concezione della vita, appartiene però ad una fase di sottosviluppo, che deve essere superata con una ricerca consumistica del benessere psicofisico, che è raggiungibile solo seguendo le regole scritte in un libro, ascoltando i consigli del personal trainer, lasciandosi ipnotizzare dalla pubblicità televisiva, oppure abbracciando un peluche programmabile. Obbedire agli ordini è la strada che conduce al paradiso, mentre la libertà equivale alla perdizione. La rivoluzione viene perseguita e ridicolizzata, la produttività esaltata oltre ogni limite, perché la ricetta della pace è lavorare insieme, mano nella mano, senza avere opinioni personali, che sono potenziali cause di conflitti. Anche l’amore, in quanto espressione di una scelta individuale, è da bandire, e occorre sostituirlo con una pratica sessuale meccanica, di cui si apprezzano soltanto i benefici fisiologici e gli scopi riproduttivi. Lo spirito grottesco di questo film è pesante come un macigno, l’atmosfera è impastata del piombo della frustrazione, che schiaccia tutto al suolo: ogni impresa risulta maledettamente difficile, perché una forza di gravità innaturalmente intensa impedisce di volare, in senso fisico o intellettuale. Impossibile, per il fratello di George, aspirante atleta, saltare oltre l’asticella, o, per la star televisiva che tanto piace a sua moglie, comprendere il significato della frase La felicità è essere felici. Verso il cielo punta soltanto quell’atteggiamento canzonatorio della mano, che si rivolge verso l’alto indicando una fregatura. Ciò che serve per sopravvivere è, semplicemente, l’incoscienza di stare al mondo, che fa funzionare ogni soggetto come docile pedina di un’organizzazione centralizzata.  Visioneers si rifà agli scenari di 1984, per quella vita plastificata che inscatola gli individui trasformandoli in prodotti in serie: tuttavia, la sua tragica visionarietà si spinge ben oltre i confini di quel mondo posto sotto stretta sorveglianza. Nel tempo di George, infatti, anche gli occhi delle telecamere si sono spenti, perché non v’è più nulla da guardare: l’efficienza del sistema ha reso tutti ugualmente imbelli, e chi non si adegua è condannato a sparire. Gli anchorman televisivi moriranno, i microfoni della radio verranno messi a tacere da una politica che è anch'essa finita,  essendosi ridotta a proclamare un'insensata guerra contro il caos. George sfida apertamente quell’atarassia globalizzata, continuando ad immaginare e a desiderare ciò che egli autonomamente inventa.  Le creazioni tecnologiche non lo interessano, perché la vera  invenzione è la fuga verso la verità che non si lascia addomesticare, e si accontenta di poco: per sé  chiede, infatti, solo un po’ di spazio in cui poter respirare.
Il film è dimesso, e non del tutto scorrevole; ma è impagabile quel senso di fastidio, di oppressione, di continuo attrito che lo spettatore condivide con i personaggi, invischiati in una realtà che procede per inerzia, attraversando a stento un'atmosfera stantia, in cui anche la gioia è artefatta, come se fosse il risultato di un delirio di origine chimica, indotto dall'aria viziata. E, insieme a George, tutti noi invochiamo il ritorno di quel soffio vitale che consente di ridere di cuore e di piangere, nel momento in cui il passato ci riporta indietro un ricordo doloroso.

Visioneers è l'opera di esordio di Jared Drake (regista) e Brandon Drake (sceneggiatore).

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati