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Il primo respiro

Regia di Gilles de Maistre vedi scheda film

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La recensione su Il primo respiro

di FilmTv Rivista
6 stelle

Nel 1967 uscì in mezzo mondo Helga. Lo sviluppo della natura umana di tale Erich F. Bender. Era un documentario tedesco che, per la prima volta, osava entrare con una cinepresa in una sala parto. Presto si diffuse la notizia tra gli spettatori e, visto che ci trovavamo ancora in un’epoca prepornografica (di lì a poco si sarebbe abbattuto sull’Occidente il ciclone Gola profonda), le immagini di una vagina spalancata che sputava fuori un pargoletto furono scambiate per una sorta di anticipazione pruriginosa di Apriti con amore (un classico dell’hard americano degli anni 70). Mi è tornato alla mente Helga mentre guardavo Il primo respiro, che di parti ne offre a volontà e in tutte le latitudini del mondo. Sono passati oltre quarant’anni e l’impatto naturalmente è cambiato: è proprio il caso di dire che l’immaginario non è più vergine. Tanto è vero che i momenti più interessanti del lavoro di Gilles de Maistre sono altri: dalle informazioni cronachistiche all’evocazione delle varie tradizioni che compongono il coloratissimo substrato del Pianeta Terra, dal medico vietnamita che aiuta una donna a partorire mentre un’infermiera gli tiene il telefonino incollato all’orecchio perché reclamato da un’altra paziente in cerca di informazioni e rassicurazioni al recinto costruito da un tuareg per la sua donna in procinto di far nascere il figlio in pieno deserto. La pellicola è naturalmente francese: ai cugini d’Oltralpe piace “sorprendere”, sottolineare in ogni occasione quanto siano loro i paladini dei diritti, del rispetto reciproco, del politicamente corretto; dimenticando i loro trascorsi colonialisti, l’Algeria, le banlieue di Parigi e Lione. Le premier cri (ovvero: il primo grido, il primo pianto di un bambino, edulcorato e “rielaborato” - come spesso avviene dalle nostre parti - in un più “dolce” primo respiro), catalogo di gravidanze e nascite girato nei Cinque Continenti, se da un lato desta qualche curiosità, dall’altro ammorba e infastidisce, perché totalmente privo di ironia, di imperfezioni, di contraddizioni.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 6 del 2009

Autore: Aldo Fittante

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