Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film
Uno dei tanti film che Montesano girò in quel periodo a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta. Qui è affiancato da Sylvia Kristel, che cercava di spendere gli ultimi spiccioli della celebrità acquistata con i film di Emmanuelle. In realtà questo film ferroviario funziona poco, basti confrontarlo con Cafè express, dello stesso periodo, molto meglio riuscito.
Con questa scialbissima commedia, Samperi depone definitivamente ogni ambizione di satira graffiante della società italiana a mezzo cinematografico. Qui, a parte qualche blando svolazzo surreale, c'è un accenno alla condizione della paternità ai tempi del riflusso. Ma se il copione non è granché, la situazione è peggiorata dalla scelta degli interpreti: il romanissimo Montesano dovrebbe essere un proletario calabrese, mentre la presenza di Sylvia Kristel non può che rimandare ad Emmanuelle e viene spontaneo attendere il momento in cui l'attrice comincerà a sganciarsi il reggicalze. I comprimari, tutti attori di buona scuola (Franca Valeri, Felice Andreasi, Enzo Cannavale), mi sembrano costretti in personaggi sbagliati o poco incisivi. Quanto alla prima classe, forse me la ricordo poco, ma da quello che se ne vede in questo film doveva fare parecchio schifo.
Non si è mai capito se sia un attore da commedia cinematografica, un comico da cabaret, un imitatore o un presentatore. Vedendo questo film si può solo arguire che soffra il mal di treno.
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