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Nine

Regia di Rob Marshall vedi scheda film

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La recensione su Nine

di mm40
2 stelle

Ma cos'è questo aborto? Un insulto a Fellini, al Cinema, all'Italia? Basterebbe spiegare che è il remake americano di un film italiano per liquidare automaticamente nell'ignominia e nel ludibrio la pellicola, ma sarebbe un atteggiamento troppo gentile: un rivoltante crimine contro l'umanità come Nine non può e non deve cavarsela con così poco. Bisogna che la gente sappia. Sappia che 8 e 1/2, ovvero una delle vette assolute della settima arte, è stato innanzitutto travisato e poi deturpato e 'americanizzato' da un branco di incompetenti presuntuosi; che un poetico monumento alla creatività è diventato uno sbrigativo temino che usa le parole povere del musical e di una narrazione di una linearità da fotoromanzo; che la spocchia di Hollywood non si ferma neppure davanti all'Arte, perchè essenzialmente non la riconosce. Non la capisce. Non è materia sua. Quindi perchè mischiare Nutella e merda? Bisognava assaggiarla per sapere che faceva vomitare? Day-Lewis, che non è manco l'ultimo arrivato, ha una quindicina d'anni in più del mitologico Mastroianni del film originale: già cominciamo male. La Milo, 'porca' nel precedente capolavoro, qui diviene una sensuale provocatrice con la Cruz: come tramutare la vicina di casa (ed i sogni erotici che ne conseguono) in una fotomodella di Playboy che ha come unico scopo quello di arrapare. La commovente, intensa scena del cimitero, in cui Anselmi confuso incontra i genitori, viene sostituita da un breve inserto di Contini che sfreccia sulla sua auto di lusso irridendo la madre seduta accanto a lui. Un affronto! Ecco cos'è Nine: un insolente obbrobrio made in Usa, ignorante e burino, tronfio delle paillette e dei divi bellocci che si arrogano il diritto di sostituire la profondità della riflessione intellettuale che costituiva il nucleo di 8 e 1/2. Qui forse c'è una squallida bruttissima copia di Fellini, certo però mancano del tutto i lirismi di Pinelli e la struggente malinconia arresa di Flaiano. L'equivoco strutturale può essenzialmente riassumersi negli eccessi deliranti della colonna sonora; ad esempio è vergognoso quanto accade nell’ammissione finale di impotenza da parte di Guido: il baraccone luminoso (che riempie il cuore, ma per straziarlo, in questa sua accecante inutilità) di Fellini viene sostituito da una scanzonata dichiarazione con sottofondo di ‘canzunciella’ napoletana: italiani pizza e mandolino, cioè l’esatto opposto di quanto il Maestro intendeva. Oppure ancora il segno della catastrofe si ritrova nella fisarmoniche che compaiono qua e là, strumento tipico della tradizione dei cugini francesi, che con l'Italia poco o nulla ha a che fare. Ma per gli americani, portatori insani di un'ignoranza abissale che ha conquistato il mondo, che differenza fa? O Italia o Francia, 'purchè se mancia'. Scandaloso e ributtante, volgare di una volgarità intellettuale, Nine è l'equivalente cinematografico di un'epidemia di gonorrea. 1/10.

Sulla trama

Il regista Contini, ultracinquantenne imbolsito dalla vita, cerca invano di fingere di avere un film in cantiere, se lo fa finanziare, continua a far la bella vita. Ma in realtà ovviamente è tutto un bluff.

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