Espandi menu
cerca
Il dubbio

Regia di John Patrick Shanley vedi scheda film

Recensioni

L'autore

giancarlo visitilli

giancarlo visitilli

Iscritto dal 5 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 19
  • Post 2
  • Recensioni 452
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il dubbio

di giancarlo visitilli
8 stelle

Il film che racconta mille volte meglio una certa gerarchia, un certo potere, la sacralità del dubbio, rispetto ai quintali di carta stampata. Tratto da una piéce teatrale, premio Pulitzer, dello stesso regista (tra l’altro già messa in scena nel nostro paese per la regia di Sergio Castellitto e l’interpretazione di Stefano Accorsi), John Patrick Shanley, che sembra il ‘fratello’ di quel grande drammaturgo che scrisse: « di tutte le cose sicure la più certa é il dubbio », Bertolt Brecht. Shanley é simile per forma e sostanza al drammaturgo tedesco. Il film é un viatico e un’illuminazione nei meandri già esplorati da grandissimi altri registi come Peter Mullan (The Magdalene sisters, Leone d’Oro 2002, al Festival del Cinema di Venezia) e tanti altri. I cui lavori, nonostante l’importante bellezza, sono ancora oggi posti nei roghi dell’oblio.
Anzi, se negli altri film, che hanno affrontato gli stessi temi, c’erano le scene che mostravano ciò ch’è considerato una sorta di segreto di stato vaticano, nonostante l’esplicita denuncia di molte vittime, in questo tutto funziona meglio, perché ciò che non si mostra viene pensato ed immaginato per mezzo di due colossi della recitazione, la madre Meryl Streep e il padre Philip Seymour Hoffman. Questi uomini e donne consacrate vivono nel 1964, anni in cui non si erano ancora placati gli animi dei conciliaristi progressisti del Vaticano II, in una scuola cattolica del Bronx. Padre Flynn fa parte dell’ala progressista della chiesa, convinto che i rigidi costumi della scuola debbano cambiare, la madre, Aloysius Beauvier è, invece, una preside dal pugno di ferro, conservatrice e quindi ostile ad ogni forma di rinnovamento. La diffidenza tra i due diventerà guerra aperta quando l’ingenua sorella James condividerà, con la sua consorella più anziana, i sospetti su padre Flynn e il suo rapporto con un bambino di colore.
Più teatro che cinema, per mezzo di una messa in scena tutta al servizio della parola, delle voci e dei pettegolezzi. La scelta di tralasciare una struttura cronachistica e investigativa, prediligendo quella psicologica e comportamentale, rende miglior servizio al dubbio, che si erge a vero protagonista del film. Tutto é messo a disposizione del tormento: dal vento impetuoso, che irrompe fino a spalancare le finestre che si vorrebbero ermetiche e sacre, alle inquadrature sghembe, che inquietano l’animo, più che lo sguardo, dello spettatore. Compreso il gioco dei campi e controcampi, con l’uomo sempre al centro e la donna in condizione marginale, nonostante i tomi di carta in cui si decreta la predilezione della donna in certe istituzioni in cui essa, piuttosto, vede ancora la sua morte.
Naturalmente, punto di forza del film è, senza alcun dubbio, il cast, con una Streep straordinaria come sempre, allusiva in ogni gesto ed espressione del volto, salda nella sua compostezza tipica del ruolo e una spietata intransigenza e Hoffman, ancora una volta in stato di grazia. E se il nome dei due magnifici attori può risultare scontato, non così é invece per Viola Davis, che ha giustamente ottenuto la candidatura agli Oscar, per una sola sequenza, l’unica nella quale la si vede presente in scena. Ma ottimo anche il montaggio del film, giocato soprattutto sul parallelismo, affidato alle mani e alla mente del bravissimo Dylan Tichenor (già collaboratore in passato di Robert Altman e Paul Thomas Anderson) e la fotografia di un direttore, Roger Deakins, capace di far dialogare i personaggi e gli stessi luoghi del film, semplicemente attraverso le luci e le ombre.
Si spera di non essere delusi e dissolvere ogni altro dubbio, quando il 22, si saprà che accade durante la consegna degli Oscar, essendo questo film in corsa e avendo già goduto di ben cinque nominations ai Golden Globes (Attore protagonista, Attrice protagonista, due attrici non protagoniste e la sceneggiatura originale di Shanley).
Intanto, nessuna sentenza, tantomeno alcuna assoluzione per gli amanti del buon cinema che avranno il grande merito di non perdersi un bel film come questo, con la premessa dello stesso: «Perseguitare il male allontana di un passo da Dio, ma sei pur sempre al Suo servizio».
Giancarlo Visitilli

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati