Espandi menu
cerca
North Face. Una storia vera

Regia di Philipp Stölzl vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Accidenti

Accidenti

Iscritto dal 2 dicembre 2005 Vai al suo profilo
  • Seguaci 2
  • Post -
  • Recensioni 64
  • Playlist 2
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su North Face. Una storia vera

di Accidenti
6 stelle

"Per fare un bel film horror bisogna fare innanzitutto un buon film". Con queste parole Dario Argento spiega il successo dei sui film e ugualmente sì può dire per un film di alpinismo.
Ci troviamo di fronte una pellicola ben strutturata, solida come la montagna di cui parla, con un’ottima sceneggiatura, buoni attori, una buona regia, qualche difetto nelle musiche, un’ottima produzione tedesca e, purtroppo, una deprecabile post-produzione italiana.
 
Dal punto di vista alpinistico la precisione della ricostruzione delle tecniche, degli abbigliamenti e delle attrezzature è notevole. Nulla viene lasciato al caso e in generale la ricostruzione storica è perfetta. Con grande pathos si assiste al tentativo dei quattro giovani germanici sulla Nordwand, con orrore si partecipa alla disgrazia. Il vento sembra spazzare la sala e la neve sembra depositarsi sulla propria testa, le mani si fanno fredde e il dolore, la sofferenza passano per il proprio corpo, consapevoli di cosa la montagna può dare e può togliere. Come un grande dio dalla ruvida faccia ghiacciata l’Eiger si presenta allo spettatore e lo avvolge nel suo inviolabile manto e lo lascia solo a visione ultimata.
 
Alla bellezza delle immagini e alla bravura degli attori si contrappone come già accennato una post-produzione italiana imbarazzante. Cominciamo dal titolo che viene sottolineato in maniera inspiegabile e ridondante con la farse “una storia vera”. Questa frase che ormai precede la visione di ogni film, tutto vuol dire e nulla spiega. Lo spettatore che si appresta a vedere Nordwand (titolo originale) cosa riceve in più da questo sottotitolo? Avessero scritto “Eiger la montagna mangia uomini” almeno si sarebbe capito di cosa si sta parlando.
In secondo luogo il doppiaggio. Partiamo da una scena nel albergo appena prima della partenza di Toni Kurtz e compagni per la parete. Ulrich Tukur l’attore collega di Luise suona il pianoforte e canta qualcosa in tedesco che non viene tradotto. Perché? In fin dei conti la musica è parte integrante del film. Come mai invece spesso e volentieri appena si comincia a cantare (a meno che non sia un musical) sparisce il doppiaggio? Sarà che la canzone non viene considerata importante o forse viene ritenuta troppo difficile da doppiare? Comunque sia che almeno mettano i sottotioli cosicché  noi altri, interessati a tutto il film, possiamo capire cosa cantano. Ed eccoci al clou del non-sense. Ultime scene. Toni Kurtz appeso alla corda pronuncia le sue ultime parole che nella versione tedesca grossomodo son così: “Ho finito le forze”. Nella versione passata nei nostri cinema invece è: “Ho tanto freddo”. Rimango interdetto.
Cosa dobbiamo fare per avere un prodotto decente, chiedere ai Radicali di indire un referendum su “doppiaggio o sottotitoli”?
Voto: *** 1/2

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati