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Soffocare

Regia di Clark Gregg vedi scheda film

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La recensione su Soffocare

di mc 5
10 stelle

O troppo o niente. Strano destino quello riservato al cinefilo il quale, dopo settimane di uscite che si accavallavano senza soluzione di continuità, nell'ultimo weekend si è trovato di fronte a sole 4 uscite, di cui una ("Polvere") fruibile solo in una o due sale in tutta Italia, e un'altra ancora ("17 again") di cui fatico ad immaginare la visione da parte di un essere umano che abbia superato il 18° compleanno). La situazione si presentava dunque piuttosto deprimente, soprattutto se si pensa ad una omologazione di massa fra i cui effetti c'è anche quello di popolare i miei incubi di camerlenghi e di vulcaniani, di moltitudini di Spock con le orecchie a punta e di tanti Tom Hanks in giro per una Roma taroccata e clonata negli studios americani, alla ricerca di soluzioni per enigmi che paiono usciti dalla Settimana Enigmistica: incubi ricorrenti del trionfo nazional popolare dell'esoterismo-fuffa che espugna quasi la metà delle sale e multisale italiane, condannando quel poco che resta ad una irreversibile e fatale invisibilità. Ma quando la situazione volgeva al peggio, ecco arrivare un piccolo ma autentico miracolo, rappresentato da questo "Soffocare", prodotto semi-indipendente americano, già premiato dalla giurìa del Sundance l'anno scorso. Richiamandomi allo stato d'animo con cui ho visto il film (un misto di eccitazione e di rapito divertimento) temo che non mi sarà possibile esprimere un giudizio distaccato e formale. A volte (rare) capita che si verifica quella fatale alchimìa in virtù della quale si realizza una singolare adesione verso le tematiche e la forma di un film, e questo, per quanto mi riguarda, è uno di quei casi. E la faccenda è meno scontata di quanto si possa credere, trattandosi di un film decisamente non convenzionale, di quelli che lo spettatore classico-medio bolla inesorabilmente come "strano". Il primo nome che mi verrebbe da citare è quello di Spike Jonze, o forse di più Todd Solondz, o anche (ma meno) Wes Anderson...Insomma avrete capito che la cifra stilistica dominante è una sorta di vaga e stralunata anarchìa che percorre tutto il film, comprendendo scene talmente estreme da apparire imbarazzanti, peraltro arricchite da un linguaggio allegramente disinibito, ma -attenzione!- il tutto diluito e mediato attraverso una potentissima e corrosiva vena umoristica che avvolge ogni istante del film. Se penso che spesso mi capita di vedere film americani con dialoghi poverissimi e scontati, beh, qui invece, oltre ad una sceneggiatura articolata e piuttosto elaborata, ciò che sorprende prima di tutto sono proprio i dialoghi: credetemi, non c'è una sola parola o una singola frase fra tutte quelle pronunciate in questo film che sia banale, solo dialoghi brillantissimi, stimolanti, vivaci. Tengo a precisare (ero indeciso se farlo, dato che la cosa è risaputissima) che il film è l'adattamento del quarto romanzo di uno scrittore di culto, uno dei più cool del momento, Chuck Palahniuk. Ogni frase è piccante, pungente, spiritosa, con l'effetto di non spegnere mai l'attenzione e di tenere il cervello dello spettatore costantemente allenato ad una visione intelligente. Un rapido susseguirsi di sequenze che ci riservano evoluzioni e svolte tutte all'insegna del surreale e del grottesco. Il contrasto tra la fine intelligenza che muove tutta l'operazione e il tema affrontato (volgare e pruriginoso fino all'esasperazione) genera un piccolo gioiello di creatività piacevolmente inquietante. Forse l'unico dubbio (ma è solo una percezione di superficie) attiene a qualche incertezza di regìa, comunque largamente perdonabile, trattandosi per Clarke Gregg dell'esordio (e CHE esordio!) dietro la macchina da presa. Il film non si fa cura di trattenersi di fronte a nulla: linguaggio sboccato, sesso -in realtà più parlato che mostrato- a profusione e qualche iniezione di spensierata blasfemìa. Ma, lo ripeto, il tutto non gratuito, ma bensì funzionale alla rappresentazione di un uomo alla deriva che non crede più in nulla, e dunque ha maturato una sua visione del mondo in cui determinanti sono il cinismo-scetticismo e l'anarchìa. L'incipit è straordinario, con Victor (il protagonista) che presenta con voce fuori campo il suo mondo e i personaggi che lui frequenta, e per lo spettatore si apre subito una visione all'insegna della follìa e dell'eccesso; sensazione che poi lo accompagnerà, in crescendo, fino alla fine. Il trucchetto usato da Victor per spillare qualche soldo al prossimo (alimentando dunque la sua vocazione ad una cinica e cialtrona visione dell'esistenza) è quello che dà il titolo al film: Victor seduto al tavolo di un ristorante comincia a simulare un boccone andato di traverso...e a questo punto scatta una sequenza irresistibile....con il nostro protagonista -in pieno soffocamento- che si trascina rantolando per il locale per scegliere tra gli avventori colui dal quale farsi soccorrere (va da sè: quello con gli indumenti e l'orologio più costosi...). Ma questo espediente (per quanto geniale) passa in secondo piano rispetto ai due schemi narrativi che dominano il film. Da una parte abbiamo un'ampia zona d'ombra, da sempre irrisolta, nel passato del protagonista, un passato che condiziona pesantemente la vita del nostro Victor, il quale cerca disperatamente indizi che gli forniscano la chiave del mistero delle sue vere origini. Ed è una ricerca ossessionante, che fra l'altro deve anche scontare un grottesco depistaggio a sfondo religioso che qui non è il caso di rivelare. Ma Victor, del quale non si può proprio dire che sia un esempio di serenità interiore, è posseduto anche da un'altra ossessione, che poi è quella che più colpisce, per ovvie ragioni, lo spettatore: è un sessodipendente, malato, compulsivo, ossessionato dal sesso a livelli patologici. In questo film si parla tanto, ma tanto, di sesso ed è geniale il modo e lo stile con cui lo si fa, unendo l'estremo del lato vizioso (la "wild side") con un umorismo irresistibile, spesso rasentando punte sublimi di grottesco. E, se mi è consentito dirlo, preferisco molto di più questo "stile" a quello stupidamente fighetto e tanto "fru-fru" a cui banalmente ricorrono certi registi spagnoli quando trattano dei medesimi argomenti. Avete presenti le riunioni degli alcolisti anonimi? beh, qui assistiamo agli incontri terapeutici di un gruppo di sessodipendenti deviati: è straordinario vedere lo sguardo degli autori sulle "confessioni" di quei malati in cura, un concentrato di comicità in cui assurdo ed estremo si legano sortendo effetti umoristici devastanti. Non avendo letto il romanzo di Palahniuk, non so giudicare in quali porzioni ripartire il merito di questa paradossale chiave umoristica tra lo stesso Palahniuk e la sceneggiatura firmata dal regista Gregg, ma quel che conta è che il film è uno dei più originali che mi sia capitato di vedere, bizzarro quanto godibile. Sicuramente non si tratta di un capolavoro, però scommetto che chiunque ne sceglierà la visione, poi difficilmente dimenticherà il personaggio di questo "ometto" la cui vita viene sconvolta dal sesso, ma dal sesso viene poi salvata. Che sia questo dunque il folle messaggio? Contrariamente alle visioni apocalittiche tipo Sodoma e Gomorra evocate (minacciate?) dalla Chiesa, che sia proprio un sesso libero e naturale, senza vincoli nè inibizioni, che ci salverà? Non potrei giurare su questo, ma di una cosa sono sicuro: è più facile che sia il sesso a salvarci, che non il denaro, il potere o la religione...Menzione speciale per la bravissima Anjelica Huston, nei panni di una madre anarco-radicale (annotando curiosamente come anche nel "Treno per il Darjeeling" interpretasse una madre sui generis...). Ma le mie attenzioni vanno tutte a Sam Rockwell. Ecco, permettetemi di dire che "adoro quest'uomo". Rockwell, con quella sua faccia "da topo" non è certo un adone, ma sicuramente è uno dei volti d'attore più interessanti che il cinema abbia espresso in questi ultimi anni. Dalle "Confessioni di una mente pericolosa" a "Frost/Nixon", passando per "Joshua" e "L'assassinio di Jesse James", con quella sua "faccia un pò così" ci ha sempre garantito livelli di recitazione eccellenti. Da lui (come anche da Simon "Hot Fuzz" Pegg, un altro mio favorito) mi aspetto grandi cose per il futuro. Stavo dimenticando un dettaglio che forse non interesserà tutti, ma che mi piace segnalare: una eccellente colonna sonora, a dire il vero forse troppo poco in evidenza nel corso del film...da una ricerca su internet ho appurato farne parte alcuni fra i nomi più celebri della scena indie-rock internazionale: Radiohead, Clap Your Hands and say Yeah, Buzzcocks, Death Cab for Cutie, Shout Out Loads, Twilight Singers, e molti altri.
PS: se state sfogliando il giornale per scegliere un film da vedere stasera al cinema...lasciate perdere le suggestioni Vulcaniane e le suggestioni Vaticane. Non seguite il gregge. Non fate le pecore. E andate a vedere questo film.
Voto: 10

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