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Dead Man's Shoes. Cinque giorni di vendetta

Regia di Shane Meadows vedi scheda film

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La recensione su Dead Man's Shoes. Cinque giorni di vendetta

di alan smithee
8 stelle

locandina

Dead Man's Shoes. Cinque giorni di vendetta (2004): locandina

Gran film di Shane Meadows, per troppo tempo considerato registicamente semplicemente un buon compromesso tra il realismo spietato e popolare di Ken Loach e l'amara, ironica e buffa dissacrazione del primo Mike Leigh.

La storia di una vendetta lucida, premeditata e senza scampo per gli avversari, portata avanti da un soldato delle Midlands appena congedato, ai danni di un gruppo di balordi (o ex balordi) e' narrata con un abile espediente narrativo che alterna il presente dell'accurata organizzazione dello sterminio ai momenti del misfatto apportato ai danni del fratello minorato del soldato, da parte del branco senza scrupoli. 

Meadows pero' non dice allo spettatore proprio tutto, e lascia che questi si maceri e costerni di fronte all'esibizione di una violenza che cresce e diventa un vero e proprio macello, quasi un'esibizione di follia che pare quasi impari alla violenza fatta subire al disabile. Quando pero' ci viene finalmente fatto sapere il tragico epilogo di quel sadico gioco al gatto e al topo posto in essere dai balordi ai danni del poveretto, ecco che chi vede il film inizia davvero a capire, cominciando se non a giustificare quel gioco al massacro, almeno a comprenderne le ragioni.

Meadows gioca crudelmente ma con la massima efficacia sui sentimenti primari del suo protagonista, accecato di vendetta e di rimorsi, ma anche su quelli del suo spettatore che impara poco a poco, grazie ad un sapiente dosaggio delle informazioni, a maturare un suo personale sentimento sulla vicenda e pure a comprendere, se non a giustificare, le ragioni che spingono il soldato a tutta quella folle carneficina.

Quando tutto sara' finito l'unico superstite sara' quello che piu' di tutti paghera' a caro prezzo e per tutto il tempo che gli restera' da vivere l'atteggiamento codardo da "ponzio pilato" assunto nei momenti drammatici della passione crudele e vergognosa imposta al povero ragazzo, epicentro di una storia di terrificanti sevizie e di insensata supremazia gratuita.

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