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Frontiers

Regia di Xavier Gens vedi scheda film

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FABIO1971

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La recensione su Frontiers

di FABIO1971
6 stelle

La voce fuori campo della protagonista Yasmine (Karina Testa) introduce i titoli di testa del film, che scorrono sulle immagini degli scontri tra i giovani delle banlieues parigine e le forze dell'ordine: "Mi chiamo Yasmine, sono incinta di tre mesi. Una volta qualcuno ha detto che gli uomini nascono liberi e con gli stessi diritti. Nel mondo in cui vivo io è tutto il contrario: chi vorrebbe nascere e crescere nell'odio? Avevo deciso di evitare a mio figlio questo inferno". In che modo? Con una rapina, approfittando del caos della guerriglia urbana che infuria per le strade. In fuga dalla polizia, la sua banda di rapinatori è costretta a dividersi perchè uno di loro, Sami (Adel Bencherif), fratello di Yasmine, è ferito gravemente: lei e Alex (Aurélien Wiik), il capo, lo accompagnano in ospedale, mentre gli altri due componenti della banda, Farid (Chems Dahmani) e Tom (David Saracino), che custodiscono gli oltre 125000 euro della refurtiva, hanno il compito di trovare un alloggio vicino alla frontiera ed attenderli. Ma Sami muore e Alex e Yasmine fuggono immediatamente dall'ospedale per raggiungere i compagni, che nel frattempo sono arrivati in un "tranquillo" alberghetto: li accolgono due donne, Gilberte (Estelle Lefébure) e Klaudia (Amélie Daure), prendono una stanza, dopo averla contrattata con il proprietario, il truce Goetz (Samuel Le Bihan), e si lasciano adescare facilmente dalle due disponibilissime ragazze. Precipiteranno in un incubo allucinante, braccati senza pietà da una depravata famiglia di barbari assassini nazisti, nelle cui mani finiranno anche Yasmine e Alex, sopraggiunti nel frattempo, all'hotel per riunirsi con i compagni. Scritto e diretto da Xavier Gens (all'esordio nel lungometraggio), prodotto da Luc Besson, Frontier(s) è un horror sicuramente derivativo: ben presenti davanti agli occhi dell'autore, infatti, sfilano sullo schermo Non aprite quella porta, La casa dei 1000 corpi, Hostel, The Descent (e non solo), omaggiati e frullati da Gens in un tritacarne vorticoso ed efferato ma, in definitiva, innocuo. Accelerazioni cartoonesche, vertiginoso e straniante crescendo di tensione, delirio ultragore nell'irresistibile sequenza con la sega elettrica circolare (in cui, insieme all'altrettanto disturbante scena del tendine d'Achille, il gioco citazionistico arriva fino al Giappone di Miike), colpi di scena e continui ribaltamenti di (devast)azioni ad esaltare l'ulteriore omaggio alla spietata caccia carpenteriana del gatto contro il topo, degradando, nella metafora riaggiornata dei ruoli, i gatti in maiali, le pulsioni più raccapriccianti di un'umanità perversa ed assetata di morte e distruzione, nuovo-vecchio nemico per i soliti topi sballottati dall'inferno della realtà in un realtà infernale: in questo frenetico e tesissimo gioco al massacro, Gens dimostra di non avere simpatia per nessuno dei suoi personaggi, mantenendosi equidistante da tutto per rendere insostenibile ed asfissiante l'orrore della vicenda. Spettacolarmente validissimo, anche grazie alle indubbie qualità della splendida colonna sonora di Jean-Pierre Taieb e della magnifica fotografia di Laurent Barès, Frontier(s) perde, però, il confronto con i titoli più celebri dell'horror transalpino a cui è stato, spesso a sproposito, accostato (Martyrs di Laugier in primis): per ogni appassionato del genere, infatti, Frontier(s) costituisce soltanto un puro e semplice divertimento. Niente di più, però, perchè i dialoghi della prima parte del film si appiattiscono spesso in una fastidiosa superficialità, i personaggi sono tratteggiati troppo schematicamente finendo per apparire eccessivamente macchiettistici, il gioco si rivela sempre incalzante ma alla fin fine evanescente, perchè tiene incollati alla poltrona triturando le viscere dello spettatore ma poi, a luci accese, evapora rapidamente senza aver prodotto malesseri o inquietudini (se non quelli causati da una sana e liberatoria "strippata"). La battuta migliore? "Vai a prendermi le pinze"...

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