Espandi menu
cerca
Riunione di famiglia

Regia di Thomas Vinterberg vedi scheda film

Recensioni

L'autore

nickoftime

nickoftime

Iscritto dal 15 novembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 75
  • Post 19
  • Recensioni 1108
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Riunione di famiglia

di nickoftime
4 stelle

Alla ricerca del tempo perduto dopo la deludente trasferta americana, ed in cerca di riscatto per lo scarso interesse critico verso il pur buono “Dear Wendy” Tomas Vinterberg torna sui terreni che gli sono più congeniali e riformula, in chiave tragicomica ed alla luce della rottura artistica ed umana con il proprio padre putativo (Lars Von Trier), la rappresentazione di un nucleo familiare in crisi di identità e costretto a confrontarsi con le responsabilità di un passato da dimenticare. Seguendo l’esempio del famoso epigono (Festen), “Riunione di famiglia” prende spunto da un rendez-vous organizzato per commemorare l’anniversario della fondazione di una idillica cittadina danese e culminante nel pranzo offerto in onore del suo cittadino più famoso, il cantante lirico Karl, ospite d’onore della celebrazione, per descrivere con un crescendo di avvenimenti e rivelazioni, talora esilaranti( valga per tutti la peripezie del cuoco new age che deve fare i conti con l’inappetente protagonista e dietro il quale non è difficile riconoscere uno sberleffo agli atteggiamenti misticheggianti ed eccentrici dell’inventore del Dogma) ed a volte drammatici, la riconciliazione di un Padre ed un figlio completamente ignari della rispettive esistenze. La fragilità delle relazioni umane, rappresentata dagli altalenati cambi di umore degli amanti e la forza di nuovi modelli familiari, con buona pace dei detrattori delle coppie di fatto e della famiglia allargata, completano la rappresentazione di un mondo che ha rinunciato alle proprie ipocrisie e si avvia ad una nuova palingenesi. Lontano dalla spietata crudeltà del film che lo aveva rivelato ed alla larga dalle regole del Dogma, Vinterberg sceglie uno stile fortemente antinaturalistico, soprattutto nella descrizione del paesaggio che colora di una luce calda e nostalgica, quasi un omaggio a quello italico, più volte citato nel corso delle presentazione del film, e con un uso extradiegetico della musica a sottolineare i momenti clou della storia. Operazione legittima ma che finisce per scardinare l’equilibrio di una formula che bilanciava l’eccentricità delle storie con la sobrietà dello stile. Qui invece il film si appesantisce per mancanza di asetticità, con un sovraccarico di stile che si sovrappone alla densità del tema. Un deterioramento che si registra anche sul piano della scrittura che pare aver perso la fluidità delle origini e risulta troppo costruita, soprattutto nella prima parte, quella di preparazione alla catarsi finale, che viene meno per l’artificialità di quanto lo ha preceduto. Un passo in avanti rispetto alle insulsaggini di “It’s All about love” ma più di uno indietro rispetto a “Dear Wendy”. Ci penserà “Antichrist” a risollevare il nome del cinema Danese?

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati