Regia di Dan Reed vedi scheda film
Senza dubbio un film particolare, in primis per la trama: una coppia piuttosto scombinata è vittima di un'aggressione e uno stupro. Successivamente, lei, con freddezza e razionalità, progetta una vendetta contro i suoi aggressori; ben diverso l'atteggiamento del compagno: pavido ed insicuro. Nell'epilogo, lei, trovandosi faccia a faccia con uno dei suoi aguzzini, capisce il motivo che l'hanno spinto all'aggressione e, percependone l'umanità, rinunzia a portare sino in fondo la vendetta. Ci penserà, ormai preda dell'irrazionalità, il compagno. Il film pone l'accento sul contrasto tra i due caratteri e le conseguenze a cui ciò porta. La donna, tramite il coinvolgimento emotivo che trova nel rapportarsi con la famiglia del suo aggressore, complice e contemporaneamente vittima di quell'atto, compie un vero e proprio processo catartico, ritrovando anch'essa quell'umanità della quale era mostrata essere priva - il regista ce la dipinge ad inzio film come una spregiudicata donna in carriera. Il ragazzo è, sin dall'inizio, mostrato come insicuro. Nella parte centrale del film, vediamo come la sua insicurezza sia stata acuita dall'aggressione subita. Solo nella parte conclusiva, rimarrà, da solo contro i suoi aggressori, inermi nelle sue mani, attore di una sanguinosa vendetta assolutamente sproporzionata in confront all'offesa subita. Le ambientazioni sono opprimenti, costituite per lo più da boschi e aree rurali, dipinte con colori freddi, quasi a testimonianza della mancanza di prospettive per i loro abitatori e lontane anni luce dai "ragazzi di città" che si limitano ad attraversarle. Non ho molto gradito la regia, in particolare la "non" conclusione, ma riconosco che può essere una questione di gusti. Ad ogni modo la breve durata aiuta: se non altro, il regista non indugia in particolari superflui.
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