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The Football Factory

Regia di Nick Love vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su The Football Factory

di Andreotti_Ciro
7 stelle

A Londra Tommy Johnson e i suoi amici sono membri di un gruppo di hooligans che segue la squadra di calcio del Chelsea, fra una rissa e una birra tutti sfogano durante le partite e le gare di campionato la propria frustrazione per una vita che pare non poter loro riservare nulla di differente.

 

Se con Trainspotting Irvine Welsh, e il regista Danny Boyle, erano riusciti a spiegarci cosa significasse avere venti anni e vivere ai margini, avvolti dai fumi della droga nella Edimburgo di metà anni ’90. Con questa pellicola basata sul romanzo omonimo scritto dall’ex hooligan John King, malato del blu cobalto del Chelsea e di risse con le tifoserie avversarie, si cerca d’ indagare le vicende e a suo modo le cause che possano portare un gruppo variegato di uomini a scazzottarsi con tifosi e pari età delle squadre avversarie. La voce narrante di Danny Dyer, attore e presentatore d’oltre manica, c’introduce nel microcosmo di un manipolo di disadattati, con il pallone come pretesto e le risse come sfogo per settimane tutte uguali e vite che si trascinano da uno scontro al seguente. Nick Love, autore inglese appassionato di calcio e che nello stesso Dyer ha incrociato il proprio attore feticcio, riesce, grazie a un montaggio sincopato e una colonna sonora punkrock che strizzano l’occhio nemmeno troppo velatamente alla pellicola di Boyle, a centrare il nocciolo della narrazione perdendo però il lato documentaristico per abbandonarsi a una storia comunque accattivante. Il risultato finale è una narrazione che ci proietta nella middle class inglese appassionata di risse, ma non di calcio, che mai appare, neppure nelle chiacchiere da bar, dei riti iniziatici, dei rapporti gerarchici all’interno dello schieramento e della fedeltà alla causa del Chelsea, ma ancora prima al proprio gruppo, come se ci si trovasse perennemente in battaglia. Mai doppiato per il mercato di casa nostra, la pellicola di Love è comunque da recuperare per ammirare uno spaccato realistico di una subcultura divenuta tristemente nota per i numerosi fatti di cronaca nera.

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