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Non pensarci

Regia di Gianni Zanasi vedi scheda film

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La recensione su Non pensarci

di OGM
8 stelle

Un film qualunque, ottimamente messo in scena. Con Gianni Zanasi l’ironia della commedia all’italiana acquisisce la precisione della comica - che studia i tempi al secondo e regola i movimenti al centimetro - per creare effetti potenzialmente umoristici, nei quali, però, l’esplosione della risata è soffocata dall’irrompere dell’amarezza.  Un sorriso a mezza bocca è il precario appiglio a cui la storia si aggrappa per non precipitare nel dramma della povertà, della solitudine, della mancanza di prospettive: la realtà della famiglia Nardini è un abisso senza fondo, al di sopra del quale solo Stefano, con la sua ribelle noncuranza, riesce a volteggiare senza rischi. La sua incostanza, libera da ogni vincolo e indifferente ad ogni schema, è come l’oscillare di un’àncora appesa al cielo: un riferimento instabile, che propone un volo acrobatico e senza meta come unica alternativa alla sicura caduta dentro al baratro. Andare via, col corpo e con la mente, abbandonare il solco di una tradizione che è un sistema di certezze ormai in rovina, è la strada che il figlio transfuga, la pecora nera, percorre autonomamente per poi proporla, come estrema via di scampo, a tutta la famiglia. Guardare lontano, verso un vuoto da riempire di sogni e fantasie, è la possibilità che resta quando non si può più guardare indietro, né avanti, perché il passato è morto ed il futuro non esiste. Il delirio sano – perché vero – dell’incoscienza è di gran lunga preferibile a quelli artificiali procurati dagli psicofarmaci, dall’alcol, dalla menzogna, dal perbenismo, dalla cecità di chi si nasconde al mondo perché non vuol vedere.

Non pensarci utilizza la storia di un chitarrista “fallito” per interpretare cinematograficamente la geniale cadenza del rock: quella ritmica energia capace di trarre, dallo sfacelo della modernità, una sorta di armonia rabbiosa e appassionata, in cui si manifesta una poetica denuncia della banalità.

Cosa cambierei

Il montaggio della scena con Stefano Nardini e i nipotini sulla panchina è davvero disastroso: i gelati in mano ai due bambini crescono e decrescono in maniera surreale.

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