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Imbattibile

Regia di Ericson Core vedi scheda film

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Andreotti_Ciro

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La recensione su Imbattibile

di Andreotti_Ciro
8 stelle

Se fossimo appassionati di gesta eroiche e non di cinema potremmo parlare di leggenda e realtà che si fondono nella stessa persona e nelle medesime pieghe di una storia tanto assurda quanto reale. Perché in effetti stiamo parlando della più classica delle storie cariche di speranza e passione ovvero quella di un italo americano che nei ‘70 riuscì a diventare una star della squadra locale di football riuscendo a reggere il confronto con atleti più esperti e al tempo stesso capace, con un modo spericolato e generoso di giocare, di risollevare una città che stentava a riprendersi per colpa di una profonda crisi industriale. La grande speranza bianca, nata e cresciuta a Chester, sobborgo tra i più degradati di Philadelphia, e per questo ancora più carico di redenzione, ha il viso e i muscoli di Mark Wahlberg, nuovamente in un ruolo sportivo carico di speranza questa volta all’ombra della scalinata che rese celebre un altro idolo dello sport a stelle e strisce quel Rocky Balboa che molto ha a che vedere con il Vince Papale impersonato dall’attore originario di Boston. Vince difatti è un docente di scuola superiore di giorno e barista e giocatore di football amatoriale di sera, che a sorpresa, e più per ragioni pubblicitarie, prese parte alle selezioni estive dei Philadelphia Eagles diventandone un giocatore per i successivi tre campionati. Come dicevamo una vicenda prettamente americana diretta da Ericson Core alla sua prima pellicola ma anche nel ruolo che più lo ha reso celebre, ovvero di addetto alla fotografia. Una storia scritta dallo sceneggiatore Brad Gann che di Papale ripercorre l’anno di grazia 1976 con tanto di dedica all’abnegazione di un sogno nemmeno troppo nascosto, quello di poter scendere in campo al fianco dei propri idoli, che prima lo scherniscono e poi si accorgeranno di quanto questo inesperto trentenne bravo a servire ai tavoli ma anche con la palla ovale sappia giocare con quello che maggiormente serve in ogni aspetto della vita, ovverosia il cuore. Si assaggia molta melassa attorno a una storia rivista attraverso le pieghe di una produzione disneyana e tramite le gesta di un uomo capace di cadere e di rialzarsi più e più volte. Wahlberg ancora più minimalista del solito, come forse lo avevamo intravisto solo in The Fighter, e nel pluripremiato The Departed di Martin Scorsese, dona al proprio Papale una dignità fatta di poche parole concrete e ben misurate e altrettanti muscoli pronti a scattare sul rettangolo di gioco. Greg Kinnear, nella parte del neo coach Dick Vermeil, gli si affianca dandogli la più classica delle chance da raccogliere e non farsi scappare. La fotografia dello stesso Core e le azioni di gioco completano una pellicola che scorre rapida verso il finale davanti alle immagini di repertorio di Vince Papale, ancora oggi ricordato nella città dell’amore fraterno come una sorta di messia e non come un pugile molto bravo ma altrettanto immaginario.

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