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La ricerca della felicità

Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film

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La recensione su La ricerca della felicità

di RINO
6 stelle

La felicità non sono i soldi, anche se aiutano a vivere bene e (in alcuni casi) a tenere unita una famiglia... Sicuramente avere un lavoro è un diritto di tutti e senza di esso, un uomo non è più un uomo. Forse doveva intitolarsi "La ricerca di un lavoro" e non "La ricerca della felicità", perché spesso durante la visione del film non si capisce bene cosa abbia veramente ricercato Chris Gardner, l'uomo (ora finalmente ricco, ben per lui) del quale ci viene raccontata la storia. Di sicuro il suo amore per il figlio è ben rappresentato grazie anche e soprattutto ad un grande Will Smith tanto che la performance dell'attore di colore (giustamente) candidato all'Oscar regge l'intero film. Anche il figlio Jaden, di nome e di fatto, sigla un bell'esordio mentre il personaggio della madre non è ben esposto (e non per colpa della brava Thandie Newton) tanto che non si capiscono le motivazioni soprattutto psicologiche delle sue scelte. Muccino avrà pur fatto breccia a Hollywood ma si conferma un regista mediocre, più televisivo che cinematografico: la sua regia è il vero punto debole del film. Non aggiunge nulla di nuovo ad una storia che fa parte di una realtà già nota e vista in tante altre pellicole. E a chi lo esalta e lo difende per puro e semplice patriottismo, ricordo un solo regista da citare con orgoglio "italico": Sergio Leone. Voto 6+.

Cosa cambierei

Assolutamente il doppiaggio di Thandie Newton: è a dir poco pessimo. Tra l'altro il suo personaggio è poco approfondito (colpa del libro o di Muccino?): un vero peccato, perché Thandie Newton, vista in "Crash", è un'attrice molto interessante. I dialoghi tra marito e moglie li ho trovati ripetitivi e di conseguenza scontati.

Su Thandie Newton

Attrice molto interessante, già ammirata in "Crash", che qui viene assai penalizzata dalla sceneggiatura, dal regista e soprattutto dal doppiaggio, che nel suo caso è semplicemente orrendo!..

Su Will Smith

Regge il film da solo o quasi... Si è immerso totalmente nella storia e nel ruolo e si nota chiaramente che ha creduto fino in fondo nel progetto: molto bravo (indimenticabile la scena finale) in uno dei suoi primi ruoli drammatici. Giusto premio la candidatura all'Oscar.

Su Gabriele Muccino

Mi spiace dirlo perché è comunque un italiano che fa breccia in un mondo non facile come quello di Hollywood, ma la sua regia è il vero punto debole del film. Proprio nel momento del grande salto si conferma un regista mediocre, più televisivo che cinematografico: in altre sue pellicole, lo hanno salvato gli attori e le storie corali che ne rendevano la visione comunque interessante. Qui la scenneggiatura (scontata e, in alcuni punti, dai dialoghi ripetitivi) non lo aiuta perché ci racconta, oltre all'esperienza di Chris Gardner, una realtà ben nota e vista e rivista in tante altre opere. E a chi lo esalta per puro patriottismo ricordo un solo nome e cognome da pronunciare con orgoglio: Sergio Leone.

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