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3 pistole contro Cesare

Regia di Enzo Peri vedi scheda film

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La recensione su 3 pistole contro Cesare

di scapigliato
6 stelle

Girato in una Algeria magnificamente fotografata e di suo già parecchio evocativa, il film di Enzo Peri è davvero diretto male. Dalla sua ha certo una bizzaria radicale e una bellezza western evocata dalle locations che ci fanno dimenticare la pessima prova sia del regista che degli attori, eccezion fatta per Salerno e Thomas Hunter. Infatti, se l’idea del film dello stesso Peri poi sceneggiata da Piero Regnoli è comunque buona e intrigante, la resa finale è tecnicamente inferiore alle aspettative. Gli stacchi sono fatti davvero male e i dialoghi sono mostruosità appiccicate ad attori senza arte né parte. Le coreografie delle scene di massa si salvano, e con loro qualche scena in interni dovuta più che altro alla presenza scenica o di Salerno o di Thomas Hunter che ricorda un giovanissimo Clint Eastwood.

Il culto intorno al film è risaputo, anche grazie alle presentazione veneziana del trailer di Quentin Tarantino. Ma anche senza questo revival il film già all’epoca, seppur mal distribuito, si fece notare per il suo lato bizzarro. Scene erotiche con accenni sadici, un Enrico Maria Salerno luciferino ed orgiastico, un Thomas Hunter vittima omoerotica delle morbosità dei sicari dell’imperatore come del regista che intuisce il potenziale erotico dell’attore tanto da renderlo icona di tale omoerotismo durante il confronto finale con il Giulio Cesare di Salerno. Oltre agli affondi erotici, giocati anche sulla presenza di un buon numero di ancelle dalle forme conturbanti tra cui Femi Benussi, il film vanta una serie di diavolerie e marchingegni che nel 1967, anno dell’uscita del film girato nel ’66, anticipano i gustosi gioci brick-a-brak dei Sartana e dei Sabata a venire. Enzo Peri quindi condivide con Gianfranco Parolini questo taglio bizzarro e iperreale - come la villa imperiale costruita su un promontorio a strapiombo su di una radura sulla quale si arriva grazie ad un rudimentale ascensore ante-litteram -, ma non la bravura del trasteverino che in fatto di direzione registica, coreografie e montaggio rimane imbattibile insieme a pochi altri.

Il film risente, secondo me, della presenza di De Laurentiis in produzione. Sul set africano che sarà poi quello de Lo Straniero di Visconti, l’imperativo della lavorazione a tutti i costi con eccessivo investimento produttivo per un film che poi verrà mal distribuito ha inciso fortemente sulla realizzazione finale. Peri non diresse più altri film e passò alla produzione, tra cui un Lili Marlene di Fassbinder. Che sia un bene o un male questo suo esilio dalla regia non lo sappiamo, sicuramente Tre Pistole Contro Cesare poteva essere “diretto” meglio, ma ciò che noi abbiamo con la confezione finale è un bellissimo divertissement western che gioca a contaminare il genere con il peplum - come richiamano le musiche di Giobini -, con la commedia e perfino con l’erotico se pensiamo che tra simboli ed immagini seppur caste il messaggio di una certa perversità sessuale arriva palese. C’è chi, regista compreso, sostiene che il film non sia un vero western viste le massicce componenti alteriti. In realtà, pur essendo “stravagante” e bizzarro, il film non può che non essere un western. A fare un western non è solo l’iconografia, che qui c’è tutta anche se addizionata di altre immagini non proprie del genere, ma anche la modulazione narrativa, la struttura stessa del film che in Tre Pistole Contro Cesare ricalca una normalissima narrazione di vendetta e riscossa, di un tesoro o un bottino da recuperare. Essendo il western una poetica, oltre che un genere, ecco che a distinguerlo da altri generi concorre a volte con maggior peso il discorso western che al film è sotteso. In Tre Pistole Contro Cesare l’intrusione di aspetti esterni al genere classico e anche a quello all’italiana, visto che siamo ancora nel 1967, confermano la comprensione profonda del genere e delle sue infinite possibilità estetiche come poetiche. Senza intervenire troppo in questioni testuali basterebbe dire che nella totalità del film predominano i topoi western piuttosto che altri, che restano infine il valore aggiunto di ogni spagowestern.

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