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Inno di battaglia

Regia di Douglas Sirk vedi scheda film

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La recensione su Inno di battaglia

di Baliverna
8 stelle

Un aviatore americano, schiacciato dal senso di colpa per aver bombardato per errore un orfanotrofio tedesco, trova la sua via nella guerra di Korea.

Mi è proprio piaciuto: Sirk riesce a fondere armonicamente il discorso morale con la parte di guerra e di azione del film. Sia l'uno che l'altro aspetto del film sono riusciti, e il suo andamento è molto fluido. In generale, che la regia sia buona non lo può negare neppure chi non condivide affatto le tematiche che vengono trattate. Sembra infatti che il cruccio interiore del protagonista e alcune altre questioni morali siano al centro dell'opera, più che la guerra di Korea in sé.
Dunque egli ha bombardato per errore un orfanotrofio tedesco; già questo spunto è molto attuale, poiché tutti sappiamo ti simili tragici errori nelle recenti guerre di Jugoslavia, di Afghanistan, di Siria o di altri luoghi del Medio Oriente. E' vero che l'atto fu assolutamente involontario, una tragica fatalità, ma cionondimeno esso pesa come un macigno sulla coscienza del protagonista. Sulla realtà di una colpa involontaria si potrebbe discutere a lungo. Come espiare però il male commesso, visto che riparare non si può più? Facendo del bene nello stesso campo, questa sembra la risposta a cui conduce la sceneggiatura. Del resto è un film permeato di senso religioso (un po' come "La magnifica illusione") e il discorso di colpa, espiazione e perdono sono molto biblici. Poco aiuta il personaggio interpretato da Rock Hudson, infatti, fare il pastore di qualche congregazione protestante senza averne la vocazione. Solo il tornare sul campo gli gioverà, dove Dio gli darà l'occasione di aiutare altri bambini, senza che lui neppure cerchi troppo l'occasione.
Un altro problema che la sceneggiatura cerca di chiarire - forse qui con qualche sbavatura in più - è il cruccio che propone ogni guerra: è giusto combattere, e uccidere se necessario, il nemico? Su questo punto sono stati spesi fiumi di inchiostro, di filosofi e pure di santi (come San Tommaso). La risposta qui sembra essere questa: per quanto doloroso, alle volte è necessario farlo, come nel caso del regime nord-koreano, tra l'altro ancora oggi vivo, vegeto e minaccioso.
Per il resto, la pellicola presenta una certa esaltazione patriottica dell'esercito americano, del quale mostra solo gli aspetti positivi; tuttavia mi pare manchi la retorica e il piglio militaresco - del tipo "film commissionato dallo Stato Maggiore" - presente in altre opere.
Quanto ai bambini, direi che Sirk eviti la melassa e alla fine risultino sinceramente simpatici. Allo stesso modo, il personaggio della ragazza dell'orfanotrofio ispira sincera commozione; credo sia il personaggio più interessante dopo il protagonista.
Rock Hudson è bravo e calato nella parte. Dan Duryea, invce, se la cava ma è fuori ruolo. L'attore era tagliato per il ruolo del prepotente e della carogna, che ha interpretato in modo eccellente in altre pellicole (La donna del ritratto). In ogni caso, mi pare un film assolutamente degno di Douglas Sirk.

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