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Black Book

Regia di Paul Verhoeven vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Black Book

di axe
7 stelle

Rachel Stein è una giovane artista del varietà, fuggita da Berlino e rifugiatasi in Olanda per sfuggire alle persecuzioni dei nazisti, poichè ebrea. Essendo anche nei Paesi Bassi esposta ad un rischio di cattura, è aggregata, insieme ai genitori, ad un gruppo di altri ebrei diretti in Belgio. Il battello che li trasporta è però intercettato da una motonave delle SS, le quali aprono il fuoco sui passeggeri e successivamente li spogliano di ogni bene. Rachel è l'unica superstite; è salvata da membri della resistenza ed assegnata, con il nome di Ellis De Vries, ad una formazione partigiana che opera a L'Aia. Nell'aprile del 1945, riceve un compito molto importante, sedurre l'ufficiale SS Muntze, al fine di introdursi nel comando tedesco, carpire informazioni e piazzare un microfono. La bella ragazza esegue; ma finisce per innamorarsi, ricambiata, del tedesco. Contemporaneamente, scopre che l'assassinio degli ebrei è conseguenza di un complotto ordito da alcune SS - comandate dal tenente Franken - e membri della resistenza infedeli, con l'idea di arricchire e sparire e/o rifarsi una vita a conclusione del conflitto, ormai prossima. Pur rischiando la vita in molte occasioni - poichè fatta, tra l'altro, credere una spregevole collaborazionista - Rachel supera la fine della guerra ed i convulsi giorni successivi. Fatta chiarezza sul complotto, molti anni dopo la ritroviamo in un kibbutz isreliano. Neppure lì, tuttavia, troverà pace. Film drammatico d'ambientazione bellica, "Black Book" racconta una storia intensa, dall'intreccio complesso, ricca di colpi di scena. Nel racconto di Paul Verhoeven, regista olandese "di ritorno" su temi legati alla Seconda Guerra Mondiale ed alla resistenza olandese, già affrontati in "Soldato D'Orange" del 1977, è difficile capire chi siano i buoni, chi i cattivi. Non è possibile far riferimento ai tradizionali schieramenti, poichè personaggi di caratura negativa o (relativamente) positiva sono rintracciabili sia tra i tedeschi sia tra gli olandesi. Dunque, a primo impatto, il film può apparire "indigesto". L'immagine della resistenza, e, più in generale, del popolo, non ne esce del tutto pulita. Di fianco a persone che hanno dato la vita per la libertà, ci sono opportunisti, criminali pronti a tutto, vigliacchi, personaggi che non si dimostrano migliori di alcuni nazisti - è il caso di quella marmaglia che, nell'ultima parte del film, è mostrata umiliare ferocemente i collaborazionisti. Tra gli occupanti, c'è un po' di tutto. Franken, addetto agli interrogatori, è un "macellaio" privo di morale ed onore, incline all'intrigo e tremendamente avido. Il comandante della polizia tedesca, generale Kautner, non è coinvolto nel piano criminale, ma è un personaggio comunque estremamente negativo. Nazista fanatico, rifiuta fino all'ultimo di accettare la sconfitta e trattare con le future autorità, finchè non è costretto a farlo; a quel punto, sfrutta i privilegi del grado per vendicarsi di un sottoposto reo di avergli disubbidito, quel Muntze, personaggio complesso e controverso - è comunque un ufficiale SS - il cui amore per Rachel lo conduce alla rovina. Gran parte del racconto è ambientata a cavallo delle settimane della resa tedesca; nella "corte" delle SS si consumano le ultime violenze e si festeggia smodatamente, in una sorta di piccolo "crepuscolo degli dei"; successivamente, avviene il passaggio dei poteri, in modo quasi pacifico, alle autorità olandesi ed agli alleati. Ciò, nonostante il clima festoso diffusosi in città, non determina la fine ne' dei soprusi, ne' dei disegni criminosi in essere dai tempi dell'occupazione. Rachel deve lottare ancora a lungo per far ristabilire la verità. La giovane ebrea è interpretata da Carice Van Houten; l'ho trovata convincente, salvo nei momenti successivi alla perdita dei genitori, che sembra aver superato più con rabbia che con dolore. Christian Berkel, già visto al lavoro in diversi film a tema bellico, qui riveste il ruolo negativo del generale Kautner. Il malvagio Franken assume un aspetto "porcino" grazie all'interpretazione di Waldemar Kobus. Il ritmo è molto sostenuto; nella lunga durata del film trovano spazio guerra, dramma, thriller, erotismo, un filo di noir, richiamato dal personaggio di Muntze, la cui tragicità è amplificata dal contrasto tra una vita al servizio del male, ed una morte ingiusta causata dalla tensione ad un'impossibile redenzione in un amore che molti giudicherebbero "innaturale". Quello che manca è l'aderenza, nei dettagli, alla realtà storica (trovo difficile che ad un generale SS sia stato consentito, a guerra finita, una qualsivoglia autonomia). Ci sono, inoltre, diverse incongruenze. Sembra che la porta del comando della polizia tedesca sia sempre aperta; i personaggi entrano ed escono a piacimento. Inoltre, una lunga di sparatoria si conclude senza l'intervento delle truppe di occupazione. Infine, la vicenda mi sembra tirata un po' per le lunghe. Al di là di questi aspetti, il mio giudizio è positivo. Appassionante, ricco di colpi di scena, coinvolgente.

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