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Robot Jox

Regia di Stuart Gordon vedi scheda film

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La recensione su Robot Jox

di YellowBastard
6 stelle

Molti anni prima che Guillermo Del Toro provasse a realizzare il suo sogno di trasporre al cinema l’animazione d’ispirazione nipponica su degli enormi robot da combattimento con Pacific Rim (2013), la piccola e coraggiosa Empire Pictures finanziò (col sennò di poi piuttosto incautamente) una produzione in puro stile botsploitation.

 

"Del Toro! A noi due!"

 

Era il 1987 e l’idea non era poi così balzana come potrebbe sembrare.

Negli Stati Uniti alcune serie animate su robot giganti, come la serie sui Trasformers (1984-87) e Robotech (1985), erano molto popolari ed esisteva anche una piccola nicchia di appassionati di anime giapponesi, con i real robot alla Mobile Suit Gundam ben più popolari dei super-robot alla Mazinga Z, che comunque potevano garantire un possibile pubblico anche (o soprattutto) all’estero.

 

A capo del progetto venne chiamato il regista Stuart Gordon, che aveva uno splendido rapporto lavorativo con la Empire Pictures (e con il suo presidente Charles Band) avendo collaborato ad alcuni dei loro maggiori successi, come Re-Animator e From Beyond - Terrore dall’ignoto.

Inoltre il regista era rimasto affascinato dall’incredibile successo dei Trasformers, una linea di giocattoli della Hasbro divenuto in poco tempo una delle più popolari di sempre, come anche il concept di un enorme robot da combattimento manovrato dall’uomo aveva colpito molto la sua fantasia, portandolo a immaginare che sarebbe stato il protagonista perfetto per un action fanta apocalittico.   

E nonostante un budget tassativamente bloccato a 6 milioni di dollari, questo faceva comunque di Robojox, titolo originale del film, la pellicola più costoso mai prodotto dalla Empire Pictures.

 

La Bara Volante: Robot Jox (1990): ha la mente di Stuart Gordon ma tutto il  resto fa da sé

Stuart Gordon.. "mangia libri di cibernetica e insalate di matematica.."

 

Chiamato anche a sceneggiare il film, Gordon chiamò al suo fianco il pluripremiato autore di fantascienza Joe Haldeman, con il quale aveva collaborato per anni nel tentativo (fallito) di adattare in una miniserie TV The Forever war (La guerra interminabile), romanzo dello stesso Haldeman, ma non riuscirono mai a trovare i finanziamenti necessari (e ripiegarono quindi su una più semplice e meno costosa produzione teatrale!) ma avendo affrontato insieme l’iter della pre-produzione televisiva erano ben consapevoli delle problematiche annesse ad una produzione del genere.

Questo purtroppo non evitò i contrasti tra loro che si manifestarono quasi immediatamente e il maggior punto di contesa tra i due era sul tono generale da dare al progetto.

E se Gordon voleva qualcosa di satirico e divertente, capace di attirare spettatori di ogni età, Haldeman spingeva invece per una storia molto più adulta e matura.

Alla fine Gordon si rivolse a una terza persona per riscrivere completamente la parte di Haldeman che alla fine ripudiò, anche con toni accessi, la sceneggiatura finale.

Fu solo a un paio di settimane dall’inizio delle riprese a Roma che Haldeman fu richiamato dai produttori che, concordando con molte delle sue critiche, lo invitarono sul set italiano per contribuire a riscrivere la pellicola sulla base delle sue idee originarie.

Ma questo non fu però l’ultimo dei problemi.

 

Il budget del film si rivelò troppo esoso per le casse della piccola Empire che, non molto tempo dopo, dichiarò bancarotta.

Passarono altri due anni prima che un nuovo studio, la Epic Pictures, garantisse il denaro necessario a concludere la pellicola arrivando, da quanto si dice, a un totale di 10 milioni di dollari.

Il film fu completato solo nel 1989 uscendo poi negli USA nel 1990.

Il produttore Charles Band si sarebbe comunque rifatto immediatamente fondando la Full Moon Features, tutt’ora attiva, con la quale avrebbe realizzato, nel 1990, Crash and Burn, un altro film sui robottoni di cui fu anche regista, che pur raccontando una storia completamente diversa, venne spacciato come seguito del film di Gordon, venendo anche sfacciatamente intitolato in alcuni paesi come Robot Jox 2: Crush and Burn!

 

Anche il nome alla fine fu cambiato da Robojox a Robot Jox a causa di una possibile azione legale da parte della Orion che riteneva il titolo troppo simile a uno dei loro maggiori successi del 1987 (Robocop).

Particolare curioso: in Italia il film circolò comunque con il titolo originale di Robojox. Evidentemente il mercato italiano e i suoi (piccoli) numeri non vengono presi poi molto in considerazione.

 

Awfully Good: Robot Jox

"..guardami negli occhi!"

 

Il cast invece é formato principalmente da caratteristi (in un doppio cameo compare anche il grande Jeffrey Comps, attore feticcio di Stuart Gordon) e da attori di origine prettamente televisiva compresi i protagonisti Gary Graham, Paul Koslo e Anne-Marie Johnson. Insieme a loro anche da Michael Alldredge, Danny Kamekona e Rober Sampson.

 

Nonostante una nomination al Fantasporto (Festival Internazionale del Cinema di Porto) come miglior film (!?) dell’anno, il pubblico non si dimostrò affatto entusiasta della pellicola che nel mercato americano incassò appena 1 milione di dollari e che si rivelò un totale disastro anche negli altri mercati internazionali.

Per fortuna si era in piena “Età dell’Oro” dell’Home Video e, come da copione, il film grazie a una successiva circolazione in VHS ottenne non solo un certo successo, comunque sempre piuttosto relativo, ma soprattutto acquisì nel tempo lo status di piccolo Cult da “cassetta”.

 

Ma se si riesce ad apprezzare una fantascienza (molto) low budget Robot Jox é un esplosivo mix di effetti speciali economici ma (spesso) spassosi, in gran parte analogici e incentrati sulla vetusta tecnica dello stop-motion e piccolo trionfo dell’artigianità cinematografica, una scenografia particolarmente originale e fantasiosa ma anche affascinante nella sua creatività estremamente pop ad opera di Ron Cobb e Giovanni Natalucci tra incalzanti quanto assurde sequenze d’azione (i Robojox possono anche volare nello spazio!) intervallate da momenti di puro dramma sullo sfondo di una paranoia da guerra fredda ambientata in un mondo post olocausto nucleare.

 

"Siamo di nuovo in Zona Gialla,eh?" "Guarda, non me ne parlare!"

 

Strano incrocio tra Rollerball e Gundam, RoboJox pur nelle sue imperfezioni non si limita però a compiacere solo determinati appassionati ma pesca a piene mani nel cinema di genere, abbozzando una trama che, per quanto piuttosto derivativa, presenta comunque delle buone idee a partire da un’estetica dei robot piuttosto grezza e generica ma anche ideale nel rappresentare ciò che questi giganteschi automi in realtà sono, ovvero più che una soluzione alla guerra nucleare che ha quasi distrutto il mondo una sua sgraziata evoluzione o sintesi, un surroga che della guerra mantiene però il suo aspetto più pericoloso: l’asservimento di tutta la società che attorno a questo evento si organizzano e si articolano, dalla politica all’economia, dall’industria alla scienza (e allo spionaggio militare come principale motore dell’innovazione tecnologica), dallo spettacolo dell’intrattenimento allo sport con tanto di eroi da esaltare e da vendere al pubblico a compensazione dei loro problemi.

Macchine da guerra come totem di una ideologia fallimentare ma che però continua sempre a tornare.

E se il resto del mondo è sull’orlo dell’estinzione (atmosfera irrespirabile per la radioattività, il problema demografico causato dalla mancanza di nascite) l’industria bellica continua invece a progredire e a creare sempre nuove armi di distruzione di massa, degli enormi monumenti alla violenza del potere in tutto il loro illusorio delirio di onnipotenza.

 

Alternativi ai robot ci sono invece i piloti, novelli samurai che, pur nel loro essere eccessivi, violenti ed egocentrici, rappresentano comunque un’umanità ancora selvaggiamente pura, irriducibili al controllo del Sistema in quanto lottano per qualcosa (Onore? Rispetto?) avulse alle logiche di potere.

In questo si spiega lo strano finale del film con i due acerrimi nemici che si riconoscono, nonostante tutto, come eguali. Cosa che i due Sistemi di potere, eternamente in conflitto, non riusciranno mai a fare.

E non è un caso che i robot sono nominati semplicemente dal nome del progettista seguiti dal numero della versione attuale, da Matsumoto 14 a Kobalevsky 42, a rimarcare, anche brutalmente, la loro essenza di semplici macchine, mentre i nomi dei piloto prendono invece spunto dai grandi condottiero del passato o dai miti delle divinità antiche, come Alexander da Alessandro Il Grande o Achille o Ercole, a rimarcare il meglio (e il peggio) della storia dell’uomo.

 

Z?apane w sieci #103 – ROBOT JOX (1989) | Kinoamatorskie.pl

"Spara al Rosso!"

 

Tutti elementi affascinanti ma che spesso sono solo accennati, con temi espressi anche in modo confuso e/o ridotti a semplici battute e con un sotto testo, politico e sociale, che appare più come una semplice cornice per lo spettacolo dei combattimenti tra macchine, molta carne al fuoco ma lasciata però a bruciarsi sul grill, senza affondare i denti.

Conseguenza e colpa del conflitto di toni tra Gordon e Haldeman che non sono mai riusciti ad arrivare a un compromesso diciamo onorevole a cui, a riguardo, lo stesso sceneggiatore a raccontato: “sui nostri conflitti in Robojox una volta Stuart Gordon mi disse: Io stavo girando un film per ragazzi ma che potesse piacere anche agli adulti mentre tu invece hai scritto una pellicola per adulti ma che piacesse anche ai ragazzi”.

 

In conclusione il progetto Robojox é un’interessante testimonianza della vivacità del cinema di genere di quegli anni, capace di prendersi rischi anche enormi pur di cercare di portare al cinema qualcosa di straordinario come il confronto tra giganteschi robot da combattimento con enorme passione e l’orgoglio della propria artigianità ma inevitabilmente è anche un’occasione andata persa e che non é riuscito (per i diversi problemi economici) o non ha voluto (per divergenze anche artistiche tra i suoi autori ) andare davvero fino in fondo come avrebbero potuto.

 

Ma è comunque evidente, guardando il film, come questa pellicola sia stato un punto di riferimento fondamentale per Del Toro e il suo Pacific Rim, spesso accostato come un suo lontano predecessore, ma evidente nell’influenza dell’estetica dei suoi robot fino ai modulo di pilotaggio degli stessi, ma che presenta un difetto piuttosto simile ovvero di non essere riuscito ad andare oltre al semplice entertainment pur avendo la possibilità, grazie a mezzi tecnici ed economici ben superiori a quelli di Gordon, di approfondire ulteriormente certe tematiche.

E se a questo aggiungiamo che Stuart Gordon, parlando di un ipotetico sequel da lui diretto, ha dichiarato che probabilmente il nuovo film sarebbe stato incentrato proprio sull’invasione della terra da parte di giganteschi mostri alieni...

 

Before 'Pacific Rim' There Was Stuart Gordon's 'Robot Jox'! - Bloody  Disgusting

"..e a giocar su Marte va."

 

Guilty Pleasure.

 

Robot Jox | super cult show super blog

"..punta e spara!"

 

VOTO: 6

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