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Il cameraman e l'assassino

Regia di Rémy Belvaux vedi scheda film

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La recensione su Il cameraman e l'assassino

di cazzeggiatore del millennio
6 stelle

Originale storia di malviventi

Una troupe cinematografica gira un documentario dal soggetto fin troppo inedito.

Un documentario a tutti gli effetti, inventato naturalmente però, ogni dettaglio è al proprio posto come da sempre le regole vogliono, più che un falso documentario sembra di guardare un falso film. Tutto serve a far da cronaca, intervistato, il soggetto pone le proprie idee, ciò che gli passa per la testa perché è lui il protagonista. Successivamente, essendo appunto un assassino, viene mostrato come si svolge il suo lavoro senza limiti di moralità, sesso, età, violenza, l’unico criterio è la ricchezza rapportata allo stato sociale: più ricco è meglio è, più insignificante e solo è meglio è.

Bello è anche il rapporto reale/grottesco, forse anche con un occhio all’egoismo umano. Inermi in quanto dediti al proprio progetto, i membri che seguono le gesta del soggetto non fanno altro che filmare il più dettagliatamente possibile ogni goccia di sangue, assurdo, però appena l’assassino invita tutti a cenare insieme, salta fuori ogni scusa possibile, l’indifferenza non è poi così scientifica, si torna alla realtà almeno parzialmente e la crudezza del tutto ti finisce addosso, pochi secondi nei quali è forse concentrato tutto il film.

Un ritratto psicologico forse non perfetto ma interessante, c’è la fidanzata, la famiglia, tutti sorridenti perché, rispettivamente, il fidanzato per una e il figlio per gli altri, è in grado di mantenersi con successo. Quasi in un sogno, si descrive una mente fine, colta, con attorno tutto un universo: quello delle persone per bene con amici e passioni. Poi però si torna ancora alla realtà, appena le cose cominciano ad andare storte viene fuori tutta la fragilità dello psicopatico, da uomo contenuto ed affabile a mostro in grado di sparare ad un membro della troupe senza apparente motivo, una famiglia terrorizzata costretta ad assecondarlo ed il conseguente capovolgimento che, da distorto, diventa drammaticamente reale. Alla fine della fiera gli espedienti cinematografici sono obbligatori, niente di spettacolare o fuorviante ma, per evitare monotonia, qualche aumento di tensione o spunti forse tanto strani che supporli scherzi del destino, piuttosto che invenzioni registiche, è più facile.

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