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Grazie zia

Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film

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La recensione su Grazie zia

di mm40
4 stelle

L'ascesa della carriera di Lou Castel passa anche per questa riproposizione, tre anni dopo I pugni in tasca, del personaggio del giovane arrabbiato e psicologicamente deviato. Poco a che vedere, però, con il debutto di Bellocchio, in questo Grazie zia, che è piuttosto la descrizione di un rapporto malato e di dipendenza fra prigioniero e secondino, fra paziente e dottore (e in effetti la zia è realmente dottoressa, nella pellicola), nel quale a sorpresa è il secondo elemento a soccombere, cioè quello che si presuppone, in partenza, avere un ruolo dominante, di supremazia. Una ben assortita coppia di interpreti (lei è Lisa Gastoni, che proprio in questo periodo comincia a ricevere le prime parti di un certo rilievo), con ruolo di contorno per Gabriele Ferzetti; montaggio di Silvano Agosti - pur accreditato come Alessandro Giselli - che è storico collaboratore proprio di Bellocchio; musiche ossessive di Morricone (realmente orribile quella nenia farneticante che si ripete per tutto il film); sceneggiatura di Samperi e Bazzini con la collaborazione di Pier Luigi Murgia: il cast non è affatto male. Finale (auto)distruttivo che chiude il cerchio di frustrazione e sadomasochismo nel quale i due protagonisti si dibattono lungo tutta la storia; psicologicamente i ritratti sono sufficientemente profondi, ma qua e là affiorano lacune o dubbi, come la fin troppo schematica riduzione della relazione fra nipote e zia sul piano sentimentale/sessuale (al quale giustamente, però, lui si ribella) o la sottintesa, vetusta idea del maschio dominatore e della femmina sottomessa ed impotente - ma interessante poichè proposta su un soggetto maschile gambizzato e pertanto impotente già lui, in un certo senso (non necessariamente quello sessuale). Bel bianco e nero tendente al patinato di Aldo Scavarda. N.B. Avviso meno banale di quanto si pensi: non confondere Grazie zia con Grazie nonna: è tutt'un'altra cosa. 5,5/10.

Sulla trama

Il ventenne Alvise si rifiuta di camminare per un disturbo psicosomatico; viene affidato alla giovane zia per un breve periodo, ma la donna si lascia attrarre prima e poi plagiare dal ragazzo. Finale tragico.

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