Regia di Salvatore Samperi vedi scheda film
Samperi è stato uno di quei registi che durante la sua carriera non ha mantenuto ciò che aveva promesso con le sue prime opere. “Grazie zia” è la sua opera prima e non è affatto male, perché denota una buona personalità di autore, con qualità registiche già abbastanza sviluppate. E’ una satira di costume non particolarmente originale (non le sono estranei modelli come “I pugni in tasca” di Bellocchio e, almeno parzialmente, anche “Signore e signori” di Germi (non fosse altro che per l’ambientazione veneta), ma anche una metafora che va in diverse direzioni: la famiglia, che qui è assente (se ne ha una rappresentazione obliqua, mediante la zia e il fidanzato), la follia, ancora una volta impersonata assai bene da Lou Castel, la borghesia ambigua e indecisa, impersonata dalla zia Lea, gli intellettuali di sinistra come il personaggio di Ferzetti, una gioventù incomprensibile e autodistruttiva, confinata su una sedia rotelle da una finta paralisi. Samperi sembra comunque adottare, seppure in maniera critica, l’ottica del suo protagonista (che tiene una minuziosa contabilità delle vittime della guerra del Vietnam), il personaggio meno superficiale dell’intero film, il quale, dal suo punto d’osservazione – per così dire – privilegiato, ha modo di mettere in evidenza i punti deboli di tutti coloro che gli girano intorno. Anche se Lisa Gastoni recita qui un personaggio di un erotismo al tempo stesso inquietante e passivo, non siamo ancora, per fortuna, nelle commedie erotiche, di cui il regista padovano resterà prigioniero dopo il successo di “Malizia”.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta