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Una top model nel mio letto

Regia di Francis Veber vedi scheda film

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La recensione su Una top model nel mio letto

di degoffro
6 stelle


Ormai è una certezza. Francis Veber scrive e gira sempre lo stesso film. A partire da "Il rompiballe" di cui aveva firmato solo la sceneggiatura. Al centro delle sue storie ci sono di solito due uomini agli antipodi che vengono occasionalmente in contatto tra loro e si ritrovano, loro malgrado, a condividere situazioni rocambolesche o imbarazzanti equivoci. A volte i risultati sono assai spassosi ("Il rompiballe", appunto, che ha ispirato perfino un remake diretto niente meno che da Billy Wilder, ma anche "In fuga per tre" o "La cena dei cretini"). Altre volte sono insopportabili ("Stai zitto non rompere" con Jean Reno e Gerard Depardieu). Altre volte ancora, come in questo caso, appena passabili. La comicità di Veber è elementare, quasi fanciullesca eppure funzionale, mai volgare. Le gag e i malintesi telefonati, ma efficaci. Il tutto condito poi con un pizzico di immancabile romanticismo che non guasta mai, sia pure a costo di un eccesso di saccarina. Anche in "La doublure" (cioè la controfigura, banalmente tradotto in italiano) al centro della vicenda c'è un ingenuotto, il solito François Pignon (nome dato puntualmente dal regista ai numerosi cretini che ricorrono nella sua filmografia), umile parcheggiatore di un hotel di lusso, per caso fotografato per strada con l'illustre politico Pierre Levasseur e la sua amante, la celebre e fascinosa top model Elena Simonsen. Per evitare lo scandalo e soprattutto il divorzio dalla facoltosa moglie Christine, proprietaria delle aziende in cui lavora, Levasseur, tramite il suo scaltro avvocato, obbliga, dietro pagamento, il buon Pignon a far credere di essere il compagno di Elena, andando a convivere con la ragazza. Per Pignon, appena lasciatosi con la fidanzata Emilie, oberata dai debiti per la sua attività di libraia e non ancora pronta per accettare la sua proposta di matrimonio, è l'occasione propizia per recuperare i soldi necessari ad Emilie e riconquistare il suo amore, sia pure in mezzo ai mille equivoci determinati dalla sua assidua frequentazione con la bella Elena. La trama è tutta qui e verrebbe da dire anche il film. Oltremodo prevedibili sono infatti gli sviluppi così come il lieto fine che attende il bravo Pignon e il giusto contrappasso per il politico Levasseur. A dare una qualche ragione d'essere al film ci pensa la regia brillante e acuta di Veber, capace di conferire un ritmo allegro alla veloce e spigliata vicenda (meno di un'ora e mezza di durata, ideale per il tipo di storia) e di valorizzare al meglio le prove dei due bravi attori principali, il frizzante Daniel Auteuil, già complice del regista nel felice "L'apparenza inganna" dove rivestiva proprio il ruolo di Pignon (si veda l'irresistibile sequenza in cui dapprima confessa al suo avvocato indifferenza nei confronti di Elena, manifestando l'intenzione di troncare la relazione, salvo poi irritarsi ed ingelosirsi in modo furibondo nel momento in cui scopre che nell'appartamento di Pignon sono state messe le tende per cui non può più spiare la sua amante) e la scoperta Gad Elmaleh, perfetto, anche fisicamente, per la parte dell'impacciato e timido Pignon. Veber ha poi la saggezza di evitare l'inutile e dannosa (per il film) satira politica, limitandosi ad una farsa leggera, pretenziosa e futile quanto si vuole, ma tutto sommato simpatica e godibile, comunque mai noiosa, in cui più che ridere si sorride, con garbo. Peccato solo per il finale fin troppo affrettato e goffo. Al resto pensano la bellezza dirompente di Alice Taglioni, la classe di Kristin Scott Thomas, formidabile nei panni della moglie tradita, perfida e vendicativa ed alcuni personaggi di contorno davvero ben congegnati. Su tutti il cinico avvocato di Levasseur, interpretato dall'ottimo Richard Berry, il borioso e superficiale venditore di cellulari Pascal, ed il medico di famiglia cui dà volto Michael Aumont: davvero riuscita la gag in cui, ogni volta che va dal padre del protagonista per visitarlo, anziché controllare il paziente malato, preso da malore si stende sul letto al posto del paziente e si fa la visita da solo, perché, a suo modo di vedere, gli altri medici sono dei ciarlatani. Leggermente sprecata invece la brava Virginie Ledoyen, nei panni di Emilie, già apprezzata in "8 donne e un mistero" di François Ozon. Il migliore amico di Pignon è interpretato dal bravo Dany Boon, candidato per la sua interpretazione da non protagonista ai César ma soprattutto futuro regista e protagonista del caso cinematografico "Giù al nord", capace in Francia di battere tutti i record di incasso. Divertente la sequenza in cui l'avvocato propone a Pignon di andare ad abitare con una top model famosissima ("E...quanto dovrei pagare?" chiede l'incredulo Pignon "No, siamo noi che paghiamo lei!" replica l'avvocato, successivamente sorpreso dall'esigua ma precisissima somma richiesta dall'idiota prescelto per il suo piano). Il dialogo da ricordare invece è tra l'avvocato e Levasseur: "Ho incontrato poche donne oneste nel giro dei miliardari, ma forse lei è l'eccezione!", dice l'avvocato a proposito dell'amante del politico. "E io ho incontrato pochi avvocati onesti nel giro dei miliardari e spero che lei sia l'eccezione!" è la replica di Levasseur. Più di tre milioni di spettatori nelle sale della sola Francia: ennesimo boom al box office di Veber tanto che in America già si pensa al remake (e Veber è forse uno degli autori europei più saccheggiati dai produttori statunitensi a conferma che i suoi script funzionano molto bene anche al di fuori dei confini d'Oltralpe). Acqua fresca ma paragonato all'orrido "Commediasexi" di D'Alatri, praticamente un remake involontario, diventa quasi un capolavoro di finezza, arguzia e comicità.
Voto: 6

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