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A letto con il nemico

Regia di Joseph Ruben vedi scheda film

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cantautoredelnulla

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su A letto con il nemico

di cantautoredelnulla
7 stelle

Film incentrato sulla relazione violenta tra un marito psicopatico e la moglie che cerca di ritrovare se stessa. L'operazione non riesce completamente, ma Julia Roberts è come sempre convincente, la regia molto curata ma un po' ingombrante

Ruben racconta una storia di violenza sulla moglie che non riesce a liberarsi del suo marito aguzzino. Laura cerca di scappare mettendo in scena la propria morte per ricostruirsi una vita,ma il passato mette sulla sua strada il marito che si metterà sulle sue tracce inseguendo i suoi legami affettivi e cercherà di riprendersela con la forza. Il film oltre a una violenza psicologica che strema anche lo spettatore, si concentra sulla forza della protagonista. La madre in una delle scene cardinali le dice: "Sei sempre stata forte. né Martin né nessun altro riuscirà mai a rubarti quello che hai: la tua grande forza interiore. Tu hai te stessa." Questo messaggio va alla ricostruzione faticosa che segue una relazione violenta. Bisogna ricostruire la fiducia con fatica e cercare di ritrovare se stessi. Laura è rincorsa dai fantasmi del passato e li combatte fino alla fine quando se ne libererà. Il finale forse è la parte più debole del film con una donna che da una scena con l'altra smette completamente di essere scossa e chiama il nuovo amante come non fosse successo niente. Una firma registica chiara è il movimento della macchina da presa. Spesso si muove per mostrarci uno sguardo altro che di volta in volta può essere quello dell' aguzzino o del semplice spettatore. Ma è proprio qui che il linguaggio cinematografico diventa forte: quell'equivoco cercato tra lo sguardo del possibile assassino e quello dello spettatore sono portati a sovrapporsi. L'identificazione e il disagio sono completi e non si vede l'ora di sapere se la protagonista si vedrà riconoscere la libertà di cui avrebbe diritto, ma che per 3 anni 7 mesi e 6 giorni non ha più conosciuto, reclusa in una relazione tossica, esclusiva e morbosa. Il possesso dell'uomo carnefice che è la privazione, il furto e la sopraffazione dell'identità della vittima ci viene trasmesso senza filtri. Lo zoom out e le frequenti carrellate indietro che cercano di distendere lo sguardo dello spettatore e ristabilire un equilibrio e uno sguardo oggettivo si scontrano con gli improvvisi primi piani. La musica diegetica è onnipresente, leggera come singing in the rain o angosciante come l'inizio della Sinfonia fantastica di Berlioz che ricorda l'artificio usato anche da Polanski ne La morte e la fanciulla che arriverà 3 anni dopo con l'omonima composizione di Schubert sul testo di Dorfman. In generale un bel film con una bravissima Julia Roberts che accompagna lo spettatore nell'incubo che vive la vittima e con una regia che ti mette al posto del carnefice, ma che ha forse il difetto di essere troppo dichiaratamente presente.

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