Regia di Massimo Dallamano vedi scheda film
Max Dillman è lo pseudonimo dietro cui si nasconde qui Massimo Dallamano, noto da un paio di decenni come direttore della fotografia, e che da qui in avanti si dedicherà solamente alla regia. Bandidos rimane il suo unico spaghetti western, dopo del quale passerà a thriller e polizieschi con poche fortune, ma sufficiente mestiere. Cosa che si può notare già in questa pellicola, nulla di sorprendente anche perchè in quegli anni di spaghetti western ne venivano realizzati a decine e le differenze fra film e film stavano spesso in dettagli minimi, in piccolissime idee; eppure un western appassionante, imbastito attorno all'ennesima storia di vendetta personale architettata da un Enrico Maria Salerno come sempre impeccabile. Accanto a lui sul set troviamo anche il debuttante Terry Jenkins, inglese, che non avrà molta fortuna nel cinema, e volti degni di maggior nota come quelli di Venantino Venantini e Cris Huerta. Sceneggiatura frutto della consueta, ai tempi, co-produzione fra Italia e Spagna; le firme sono Romano Migliorini, Gianbattista Mussetto e Juan Cobos, con soggetto dello stesso Cobos e di Luis Laso. Non male le musiche di Egisto Macchi, particolarmente efficaci nell'impressionante carrellata dei cadaveri sul treno, la scena di migliore impatto di tutto il lavoro. La storia è comunque abbastanza blanda, a parte la trovata delle "mani di ricambio" del protagonista, da lasciare questo lavoro fra le opere minori del filone. Ma non fra quelle tirate via o esplicitamente trash (e ce ne sono tantissime, fra queste ultime). 4/10.
Un pistolero, ferito alle mani da un rivale, organizza la sua vendetta con la dovuta calma, allenando un ragazzo a sparare come e meglio di lui stesso, per poi scagliarlo contro il nemico.
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