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Giordano Bruno

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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La recensione su Giordano Bruno

di Serum
8 stelle

 

Dopo un periodo passato come frate domenicano, Giordano Bruno sviluppa una posizione filosofica personale che travalica i dogmi del Cattolicesimo, contrastando addirittura col Credo elaborato durante il Consiglio di Nicea e, sotto tanti aspetti, con le fondamenta stesse del pensiero cristiano: una visione naturalista nella quale l'uomo è solo un piccolo tassello della totalità (straordinario, ma non per questo più importante degli altri), una sorta di riproposizione prosaicamente più arricchita del θεοσ socratico (poi ripreso in anni recenti da personalità del mondo della scienza tendenzialmente atee come lo stesso Albert Einstein), in cui il λογοσ è αγαπη, cioé l'amore universale che, secondo Paolo di Tarso, è Dio stesso. Ovviamente alle autorità cattoliche il fatto che qualcuno abbia una propria visione della vita e della realtà non piace, quindi lo scomunicano e cercano di arrestarlo. Così lui comincia a girare per tutta l'Europa, vede i crimini commessi dai sovrani in nome di Dio, dell'egoismo personale o di interessi economici, insegna nelle università tentando di creare uno spazio per una lettura razionale della realtà (la filosofia ed il metodo scientifico) là dove imperversa il dogmatismo, ma scontrandosi costantemente con dei muri di gomma decide di tornare in Italia passando per Venezia (dove poco tempo dopo arriverà Galileo in veste d'insegnante) ed è qui che comincia il film (mentre tutto il resto viene mostrato attraverso flashback estremamente suggestivi). Bruno vuole parlare col papa, tentare di fargli aprire gli occhi sulla decadenza del corrente pensiero cattolico, ma tutto ciò che ottiene è l'arresto, la tortura e la richiesta di ritrattare le sue posizioni. Ed a questo punto potrebbe compiere la scelta più semplice (quella poi fatta da Galileo, che per questo verrà bonariamente "bacchettato" da Brecht nel finale di Vita di Galileo) confermando l'abiura veneziana (fatta allo scopo di avvicinarsi al pontefice) e salvarsi la vita. Ma di fronte a quel potere che senza ritegno schiaccia il progresso e tiene l'umanità ancorata nell'oscurità, decide di diventare un martire della libertà di pensiero, destinato a segnare la memoria collettiva per secoli. È un film smaccatamente schierato in senso anticlericale senza grandi sfumature (certo con una simile vicenda è difficile non esserlo) ma molto potente, dal quale emerge con passione la necessità di dare sfogo all'analisi critica del mondo, mostrando varie tonalità in cui essa manca o potrebbe emergere con un po' d'aiuto: il papa pilatesco, il cardinale fanatico, l'ecclesiastico che rispetta le idee di Bruno ma ha troppa brama di far carriera per difenderlo, il giovane prete affascinato dalla figura del pensatore campano, il galoppino che cerca di pacificare le parti in segreto. Immensi Gian Maria Volonté, la fotografia di Storaro e la colonna sonora di Morricone. Azzeccati anche gli altri interpreti (fra i quali, in un cameo, c'è anche il famoso gastronomo veneto Giuseppe Maffioli).

 

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