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Centomila dollari al sole

Regia di Henri Verneuil vedi scheda film

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La recensione su Centomila dollari al sole

di hupp2000
9 stelle

Ottima commedia avventurosa gestita da un gruppo di vecchie volpi: il talentuoso regista nazional-popolare Henri Verneuil, gli immortali Lino Ventura, Jean-Paul Belmondo, Bernard Blier, il tutto condito dagli impareggiabili dialoghi di Sua Maestà Michel Audiard.

Da qualche parte sul limitare del deserto del Sahara, un certo Castigliano (Gert Froebe), tedesco a dispetto del cognome, dirige una ditta di autotrasporti. Per trasferire clandestinamente un carico del valore di centomila dollari, ha acquistato un enorme semirimorchio nuovo di zecca e per l’operazione ha assunto Hans, un suo compatriota. Venutone a conoscenza, Rocco (Jean-Paul Belmondo), un camionista dell’azienda, ruba il camion e, in compagnia di Pepa, sua giovane e bella complice, parte alla volta del luogo della consegna. Furibondo, Castigliano promette una lauta ricompensa ad un suo robusto dipendente, Hervé Marec (Lino Ventura), affinché raggiunga Rocco, lo elimini e si riappropri del prezioso carico. Prende così il via, tra le sabbie infuocate, un rocambolesco inseguimento che mette a confronto due amici/nemici dalla testa e dalla pelle molto dura.

 

Quello di Henri Verneuil non è certo cinema d’autore, come si usa dire, ma in materia di cinema cosiddetto popolare conosce ben pochi rivali. Basti pensare che ha diretto ben sette volte Jean-Paul Belmondo nel periodo di maggior successo della sua carriera. Qui, gli affianca un altro mostro sacro dell’epoca, Lino Ventura. L’alchimia è perfetta e si inserisce in un arcobaleno (anche se in bianco e nero) di generi cinematografici: è un film d’avventura, una commedia, un road movie, un western, un gangster movie, una trama cucita su misura per i suoi personaggi da una équipe di vecchi volponi. Primo fra tutti, un divertentissimo, e per una volta donnaiolo, Bernard Blier, figura super partes, che spunta sempre al momento giusto, come un arbitro di boxe tra i due lottatori. Poi, ci sono la partecipazione alla sceneggiatura e soprattutto la paternità dei dialoghi del collaudato Michel Audiard, vera musica per le orecchie e disgraziatamente intraducibili. Anche la variegata colonna sonora è firmata da uno di casa, il poliedrico Georges Delerue. Non può certo passare inosservata la partecipazione di Gert Froebe nel purtroppo breve ruolo di Castigliano, nello stesso anno in cui entrava nella Storia del Cinema in veste di “Mister Goldfinger”. Divertente e pregevole il suo accento tedesco in un francese non doppiato. Ciliegia sulla torta, una fotografia in bianco e nero con alcuni momenti mozzafiato, riprese aeree quasi oniriche, immense distese di sabbia, montagne, sassi, strade interminabili e degne di sport estremi. Anche se alcune scene, si potrebbe dire goliardiche (il gruppo di camionisti completamente ubriachi che fanno sbronzare Hans,  consentendo inconsapevolmente a Rocco di mettere a punto il suo piano, la devastazione di un bar-ristorante ad opera di Hervé e Hans, la scazzottata finale tra “Lino’” e “Bebel”) rallentano un po’ il ritmo della narrazione e sono scontate, nell’insieme il film va giù tutto d’un fiato, appassiona, diverte, rende nostalgici.

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