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Destinazione Luna

Regia di Kurt Neumann vedi scheda film

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La recensione su Destinazione Luna

di marcopolo30
6 stelle

Operazione nata per sfruttare il battage pubblicitario del vero “Destination Moon” (“Uomini sulla luna”) impantanatosi in post-produzione. Il film venne scritto, girato e montato a tempo di record e con un budget risicato, ma nonostante tutto ciò resta un'opera di qualità per nulla disprezzabile.

Davvero particolare la genesi di questo Rocketship X-M” (non uso il titolo italiano per ragioni che saranno evidenti più avanti). Correva l'anno 1949 quando l'intraprendente e lungimirante produttore ungaro-statutinetense George Pal ebbe la geniale intuizione di portare per la prima volta lo spettatore sulla luna, e per di più in technicolor. Propose tale idea alla Eagle-Lion Films presso la quale trovò pieno appoggio finanziario che garantì al progetto un solido budget di circa mezzo milione di dollari e un battage pubblicitario inedito per gli standard dell'epoca. Quando tutto sembrava filare per il meglio ed enorme era l'aspettativa del grande pubblico per “Destination Moon”, sorsero problemi in fase di post-produzione che ne costrinsero lo slittamento della data di uscita nelle sale. Ed è qui che entra in gioco Kurt Neumann, collaudato regista di b-movies, che scorse in tale ritardo la sua grande opportunità e che contando su un budget davvero misero riuscì contro ogni pronostico a scrivere, girare e montare in meno di un mese un suo viaggio alla luna, seppur non in technicolor per ovvie questioni di bilancio, battendo sul tempo il costoso giocattolone di Pal. “Rocketship X-M” uscì nei cinama americani il 26 maggio 1950; “Destination Moon” il 27 giugno dello stesso anno. Storie incredibili e oggi giorno irripetibili, e che a leggerle fanno sorridere ma fanno anche venire un po' di nostalgia per un'epoca in cui l'ingegno spesso la spuntava contro il capitale. Venendo ai contenuti del film, Neumann fu bravo (eccezionalmente bravo, considerando tali ridicoli tempi di lavorazione) a puntare le sue poche fiches su una storia ben scritta (da se stesso, Dalton Trumbo e Orville Hampton) piuttosto che cercare impossibili sfide sul piano della spettacolarità. E Dio solo sa quanti film di fantascienza degli anni '50 e '60 sono naufragati proprio su tale scoglio. È un plot sobrio e concreto che tratta persino la fisica -materia fondamentale nei viaggi interplanetari che però troppi autori trattavano in quegli anni a pesci in faccia- col dovuto rispetto. Certo non è esente da facili stereotipi e il messaggio di cui vorrebbe farsi latore, i rischi cioè connessi all'armamento atomico, è semplicemente gettato lì in un finale affrettato figlio di -suppongo- quella brama di battere “Destination Moon” sul tempo in questa improvvisata corsa alla conquista cinematografica della luna. Per quel che riguarda il cast, l'unico nome noto è quello di Lloyd Bridges, sebbene ve ne sia un altro -Hugh O'Brien- che, completamente sconosciuto nel 1950, sarebbe divenuto poi celebre grazie al personaggio di Wyatt Earp. Nel complesso, non un filmone, ma ad avercene oggi di b-movies di questo livello. Per la cronaca, il vero “Destination Moon” venne intitolato in italiano “Uomini sulla luna”.

 

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