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Süss l'ebreo

Regia di Veit Harlan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Süss l'ebreo

di sasso67
6 stelle

Un bel guaio mettersi a giudicare un film come questo. A parlarne bene si rischia di essere accusati di nazismo ed antisemitismo, su questo ci sono pochi dubbi. Quindi converrebbe parlarne male, a prescindere dal valore prettamente cinematografico. È la stessa sensazione, qui potenziata, che avevo provato quando mi capitò di commentare film come Nascita di una nazione (1915) di Griffith o Camicia nera (1933) di Forzano. E dunque, se devo essere onesto, dico che il film di Veit Harlan è avvincente e realizzato piuttosto bene, anche se piega le vicende narrate (peraltro realmente accadute) ad una logica propagandistica con scopi vergognosamente razzisti. Ed in questo, Süss l’ebreo è indubbiamente efficacissimo, quanto meno alla pari con i film scopertamente celebrativi di Leni Riefenstahl; anzi, il film di Harlan risponde perfino meglio ai dettami goebbelsiani su un cinema che indottrina divertendo, senza che il pubblico nemmeno si accorga di avere assistito ad uno spettacolo per così dire “educativo”. In tal senso, per rendersi conto come con il cinema si può tentare di plagiare le coscienze per finalità abiette, piegando dei fatti storici alla menzogna di una concezione razziale falsa ed aberrante, la visione di un film come questo, realizzato – lo ripeto – con buona professionalità, è consigliata anche oggi. Va peraltro notato come Süss l’ebreo non portò fortuna a chi vi partecipò: Veit Harlan, che per ironia della sorte aveva diretto nel 1939 un film intitolato L’accusato di Norimberga, rappresentò probabilmente l’unico caso di regista processato per crimini contro l’umanità (fu assolto per insufficienza di prove); Ferdinand Marian, l’ottimo attore che interpreta il ruolo del titolo, morì nel 1946 in un incidente automobilistico del quale non si è mai capito se si fosse trattato di vera fatalità, di suicidio o addirittura di omicidio; Heinrich George (il Duca del Württemberg Karl Alexander) morì anch’egli nel 1946 in un campo di prigionia sovietico, in circostanze non chiarite (di stenti oppure durante un’operazione d’appendicite?). Al contrario, Kristina Söderbaum (Dorothea Sturm), che all’epoca era conosciuta come “la morta annegata del Reich” (poiché in tutti i film, incluso questo, faceva tale fine), e che dal 1939 era la moglie di Harlan, è serenamente deceduta nel 2001, all’età di 89 anni.

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