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L'arte di morire

Regia di Álvaro Fernández Almero vedi scheda film

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La recensione su L'arte di morire

di scapigliato
8 stelle

La Spagna. Il Franchismo. Un Cattolicesimo spesso fanatico e cieco. Le razze. Le religioni tutte. Il caldo. La terra. Gli spagnoli stessi forse. Chissà cos'ha questo paese da innamorare, nonostante tutte le sue contraddizioni e ambiguità storiche. Eppure anche il suo cinema travalica spesso l'istituto cinematogafico ufficiale e s'addentra negli affascinanti labirinti del genere. Quello fantastico ed horror su tutti. Già, proprio la dimensione fantastica è quella che riesce a far parlare la vita che non si vede, come i quadri di Picasso. Sì, scomodo proprio il grande artista spagnolo perchè è il raccordo migliore per explicare quanto tutto il cinema horror sia quello specchio deforme (le deformità care agli spagnoli da Valle-Inclan in avanti) che ci permette di rivedere e rileggere ciò che vediamo e leggiamo tutti i giorni, ma criptatamente. Così anche il film di Fernandez Almero riesce a conquistarsi la stima di un bel film solido di genere, rispetto all'Italia in cui un progetto simile sarebbe naufragato subito. La storia infatti, molto ambigua, si muove lentamente tra finzione e realtà, attraverso due loro efficaci paradigmi come malattia e salute. Tant'è che la condizione dei personaggi, che si scopre solo verso la seconda metà del film, ha gli stessi tratti indefiniti dell'altra condizione, quella sana che noi con loro crediamo quella reale. Insomma, un bel thriller pittoresco, con tanta riflessione sull'arte, il suo potere, la sua trasgressione (le ipotetiche spinte omosessuali dei due amici Nacho e Ivan), e tutto quanto fa altro per un film di davvero tanto rispetto.

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