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Inframan l'altra dimensione

Regia di Hua Shan vedi scheda film

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La recensione su Inframan l'altra dimensione

di Tiaz gasolio
7 stelle

Inframan - L'Altra Dimensione - La Recessione.
Ormai quando allo staff della Recessione viene proposto un film giapponese l'hype sale a mille e nessuno vuole tirarsi indietro. Questa volta, però, siamo stati ingannati dagli occhi a mandorla dei protagonisti, perché la pellicola in questione arriva sì da Oriente, ma non dal paese dei manga e dei robottoni, bensì da quello delle copie da quattro soldi e del "massaggio lomantico", ovvero la Cina. Anche se i film tokusatsu di solito sono giapponesi, subito ritroviamo tutte le caratteristiche del genere. Un super scienziato dotato ovviamente di barba e occhiali che rendono l'orientale più saggio dai tempi del Grande Impero è, come tutti i grandi luminari, rimasto vedovo (potete scorrere tutto l'elenco dei grandi scienziati orientali da film e noterete che al 90% gli è morta la moglie); probabilmente avere una moglie che pretende che si arrivi puntuali per cena senza dimenticare le pattine sul parquet fa ingrossare le emorroidi dello scienziato e la resa del suo lavoro è inevitabilmente è compromessa. Il luminare di turno ha anche come minimo tre figli che scorrazzano allegramente tra le apparecchiature tecnologiche e, tra questi, ha una figlia più grande che si prende cura della famiglia, ottima per essere accoppiata con l'eroe di turno. Ma veniamo proprio all'eroe di questa pellicola: Rayma/Inframan, interpretato da Danny Lee. Vi chiederete subito: "Sarà mica il cugino del ben più famoso Bruce?" Sicuramente no! Anche se, come molti attori dopo la morte del famosissimo Bruce, avrà partecipato ad alcune pellicole di arti marziali grazie alla somiglianza con lui e alla conoscenza del kung-fu. Senza spiegarci il perché, viene scelto lui per diventare Inframan tra i vari compagni, che vediamo vestiti di un fantastico completo argento con inserti blu elettrico e con tanto di stivale con il tacco in tinta, che fa tanto duro del futuro. Ma il meglio lo danno i nemici, perché dal profondo degli abissi, guidati dalla Principessa Demone, abbiamo i gommosissimi super-nemici che, come tutti i migliori cattivi, grazie a un costume di plastica e gommapiuma e alla rabbia repressa data dal vivere nel buco del culo della Terra, sono pronti a conquistare il mondo. L'invasione comincia con colui che è stato tradotto come la Piovra Assassina, ma che in realtà è il Mostro Pianta. I traduttori al tempo non si degnarono neanche di guardare il contesto in cui era inserito e gli diedero un nome a cazzo senza capire che quegli spunzoni che ha addosso sono radici tentacolari e non tentacoli di un polipo; comunque, a parte questa sottigliezza, notiamo subito che i buoni usano le armi da fuoco solo in casi estremi, oppure se sono a distanza dal nemico, perché appena sono a portata di schiaffo preferiscono usare le mani, ed è proprio in questo caso che vediamo la prima ed unica grande differenza rispetto ai film tokusatsu degli anni Settanta: nei combattimenti vengono usate le arti marziali, mentre in quelli originali dei tempi i combattimenti erano più sommari e basati sullo schema: pintone-pugno-spacca qualcosa in testa al nemico. Al mostro pianta seguono: il Mostrone dalla Folta Chioma (ribattezzato "la donna barbuta", una creatura dalla testa pelosa ispida come la vagina di una novantenne), l'Uomo Drago (un baffuto gommoso signore dai lunghi baffi in stile drago cinese che sputa fuoco), l'Uomo Zecca (il più inutile di nemici che, pur sparando “qualcosa” di esplosivo e pur essendo l'unico a diventare gigante, viene schiacciato come un coglione), i mostri dalla testa a molla che sparano le loro teste grazie alle molle che tengono le suddette attaccate al collo. Una menzione speciale va però a Mastodonte, mostrone dalla mano a trivella nominato dallo staff della Recessione come Migliore Antagonista della pellicola, l'unico a farsi discretamente i cazzi i suoi con atteggiamento lascivo da impiegato delle poste anni Settanta che farà subito breccia nei vostri cuori, un nemico che meritava una morte più degna. Inutile sottolineare che Inframan, grazie al suoi pugni elettrici ed al costume in lucida plastica rossa, spacca il culo a tutti; l'unico inconveniente, durante la visione, sono le coreografie dei combattimenti che in molti casi risultano un poco incasinate, forse dovuto al fatto che sullo schermo si stanno menando almeno venti persone alla volta oltre al protagonista e che molti combattimenti durano tantissimo e, visto che ne conosciamo il risultato, tendono un po' ad annoiare. In conclusione Inframan ha tutte i requisiti per essere un ottimo film di serie B che vi farà ribaltare dalle risate.
per insulti anche non costruttivi.
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