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L'arco

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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La recensione su L'arco

di EightAndHalf
6 stelle

Che cos'è l'Arco di Kim Ki-Duk, a cosa serve? E' un'arma, ma cosa vuole colpire? Cosa rappresentano gli appuntiti e minacciosi vertici delle sue frecce nell'Isola che si è creata sulla chiatta di Hwal? Che poi alla fine tutto si riduca a una semplice esplorazione della crescita, il passaggio dall'infanzia all'età adulta? Poco dopo Ferro 3 Kim prosegue con i toni sentimentali del suo "secondo periodo", dimostrando di non poter essere suscettibile di contestualizzazioni, generalizzazioni e classificazioni. Benché la retorica sia tale da rendere stridenti e stonati i personaggi nella loro postura morale, L'arco, soprattutto nella prima parte, intesse sottili riflessioni che richiamano a figure assolute: il Bene della giovinezza, l'isolamento dalla corruzione (Male) del mondo, l'attaccamento quasi morboso del ruolo del "genitore", anche se in questo caso non naturale. Se la ragazza e il ragazzo nuovo arrivato costituiscono figurine spirituali su cui basare un messaggio panteistico che solo parzialmente convince, l'anziano profeta - che lancia le sue frecce appuntite contro un disegno sulla fiancata della chiatta, mentre la giovane ragazza dondola davanti ad esso come un ostacolo di certi numeri da circo - occupa il ruolo più interessante, più ricco, più misticamente comprensibile. C'è morbosità nel Bene giovanile? Il vecchio tiene vicina a sé l'evanescente carattere della ragazza per allontanarla dalle insidie di un Mondo che neanche si vede, che si cela dietro inesplorati orizzonti: la felicità si riconfermerebbe contraria alla conoscenza, un'espressione molto ampia e il più lontano possibile da questa Terra. Kim ha raggiunto il sentimento (e con Primavera, estate...ce l'aveva dimostrato), ma se lo tiene per sé, come se fuori non lo potessero (potessimo) comprendere. Non lo condivide con nessuno, lo trattiene con sé quasi, in maniera morbosa (proprio come l'anziano tiene la ragazza). E' la morbosa gelosia del Bene nell'età adulta. Ecco che il pensiero del regista coreano, da sempre onnipresente, qui si concretizza in maniera quasi maniacale, ripetendo (stancamente) i riti delle profezie e l'allontanamento dei corteggiatori della ragazza minacciati con delle frecce, che il suo (del vecchio, di Kim) arco tira con veemente risonanza. Ecco che l'ostentato raggiungimento di un' estasi, che è armonia/compromesso di spiritualità e carnalità (l'arco che "svergina" la giovane nel finale), si fa egotistica e implicita manifestazione di sé e della propria gioia mistica. Hwal è decisamente un film equilibrato, poggia su convinzioni certe, vive dell'asfissiante e seccante commento musicale e di suggestivi e teneramente ingenui squarci di vita "traslata", irreale, perché concettuale e fantasiosa. Kim specula sulla realtà, i suoi isolamenti cinematografici non sono più causati dall'incapacità degli uomini di unirsi sentimentalmente tra di loro - Seom - ma sono la convinzione conclusiva che le proprie parentesi spirituali non sono in equilibrio con il mondo, non possono godere di quell'eccezionale turbinio emotivo immagnifico dell'abbraccio totalizzante del finale di Ferro 3. Lo stile è quello del Kim maturo: pochi dialoghi, storia ridotta all'osso, sottotesti fantastici che materializzino il sogno; il risultato però alla fine è anche più debole di certi Kim immaturi, troppo esplicito, quasi troppo "illuminante", chiarificatore, un risultato che rimane nella chiatta insieme ai protagonisti. Si potrebbe poi trovare la volontà di Kim di scacciare il vecchio sé stesso, e in questo caso L'arco come molti altri film nasce da una calcolata volontà di testimoniare visivamente il suo travaglio interiore, ma, come se vincolato dal già avvenuto raggiungimento della vetta con il film precedente (e anche con il bellissimo La samaritana), il regista coreano abbassa i toni innalzandoli, crea attrito nel movimento emotivo versando troppo olio lubrificante, decisamente sfinisce nonostante la breve durata, infastidisce troppo accecato dalla luce della meraviglia.

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