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Dead or Alive

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Dead or Alive

di alan smithee
7 stelle

Un duello senza esclusione di colpi in uno dei più folli, irriverenti e maldestri gangster movie mai visti. Definito a prima vista di genere "fantascientifico", il film sa meritarsi questo aggettivo e riesce ad entusiasmare od irritare senza possibilità di mezze misure. Tecnica di regia stordente ma ammirevole.

Takashi Miike con l’incontenibile, irrispettoso,e smodato Dead or Alive ufficializza una volta per tutte l’intenzione di prenderci tutti clamorosamente per i fondelli, ed irridere un genere, il gangster movie, che, proprio nel suo Giappone, ha trovato da decenni fior di autori disposti a celebrarlo con la massima convinzione e serietà.

Da una parte un irriducibile boss cinese, Ryuchi,potente quanto a mezzi ed organizzazione quanto impotente dal punto di vista sessuale, intenzionato a guadagnarsi i suoi spazi di territorio fertile ai traffici clandestini anche addentro ai meandri vischiosi e corrotti della metropoli giapponese, facendo perdere colpi a suon di stragi alla yakuza locale, che per questo motivo corre ai ripari prendendo contatti con la triade cinese nel tentativo di fermarlo.

Dall’altra il pensieroso detective Jojima, afflitto da problemi familiari gravi (moglie disamorata e figlia con seri problemi fisici che obbligano il padre a farsi finanziare dalla mala stessa, ricevendo da parte della figlia solo disprezzo e fredda incuranza).

In un continuo adrenalinico susseguirsi di stragi e sparatorie, il duello finale tra di due (unici) sopravvissuti avrà incongruenti ma spassosi richiami western e devastanti effetti di livello “apocalittico-fantascientifici”, finendo per causare una vera e propria catastrofe planetaria che non può che suscitare ilarità.

Risultato immagine per dead or alive takashi miike photos

Risultato immagine per dead or alive takashi miike photos

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Gli attori recitano male, ma davvero male, in modo a mio avviso deliberatamente ed orgogliosamente inespressivo, soprattutto il killer cinese tutto nero vestito.

Negli esilaranti ed incontenibili minuti iniziali un travolgente incipit ci vede precipitare addosso il cadavere di una donna, mentre omicidi violenti si susseguono, pance esplodono spruzzando generi alimentari appena ingeriti, un uomo aspira metri e metri di piste di eroina o chissà quale altra sostanza; infuocate sodomizzazioni in cessi fetidi vengono interrotte da repentini sgozzamenti con il sangue, che fuoriesce con uno spruzzo a doccia sui volti delle vittime quasi fosse espressione e risultato di un godimento sessuale senza limiti, ove la vittima della violenza appare per nulla scossa dell’avvenimento, quasi esso fosse parte del gioco erotico improvvisato poco prima.

Takashi Miike è davvero incontenibile, con le sue puttane svogliate che dopo una fellatio controvoglia sputano il liquido seminale nella tazza che il magnaccia porge loro come a riservare la più accurata e romantica delle premure: un folle cineasta che ancora una volta pare incurante dell'esistenza di eventuali regole narrative invocanti coerenza e osservanza di una sorta di continuità narrativa, nonchè di una forma di rispetto per almeno una parte dei controversi personaggi che ci presenta.

Prendere o lasciare, amare o detestare, senza vie di mezzo.

Io preferisco amare.

 

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