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Histoire(s) du cinéma - I-IV

Regia di Jean-Luc Godard vedi scheda film

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La recensione su Histoire(s) du cinéma - I-IV

di steno79
9 stelle

Parlare delle Histoire(s) du cinema di Godard in un testo di critica cinematografica è difficilissimo, perché si tratta di un'opera che sfugge alle normali definizioni, non essendo né un documentario né un film a soggetto, ma piuttosto un "film-saggio" in cui il regista francese ripercorre la Storia del cinema alla luce delle sue esperienze e delle sue convinzioni, e traccia una lunga serie di considerazioni e riflessioni di carattere filosofico/poetico, mentre le immagini, montate e girate in video, accompagnano le voci recitanti con un flusso visivo instancabile e peculiare. Il film è diviso in 8 episodi: 1a) "Toutes les histoires"; 1b) "Une Histoire seule"; 2a) "Seul le cinema"; 2b "Fatale beaute'"; 3a "La monnaie de l'absolu"; 3b "Une vague Nouvelle"; 4a "Le controle de l'univers"; 4b "Les signes parmi nous".

Adesso "Histoires du cinema" è visibile per gli appassionati di Godard in un doppio DVD edito dalla Cineteca di Bologna; anni fa fu proprio a Bologna, nel 1998, che lo stesso Godard venne a presentare l'opera appena completata, di cui vidi uno o due episodi senza naturalmente capire nulla, e poi rimasi ad ascoltare il dibattito con un Godard che rimase fedele alla sua fama di "enfant terrible", sempre un po' altezzoso e polemico, anche se gli si perdonava tutto perché era un genio. Le Histoires sono una sorta di installazione di Video Arte della durata di quattro ore e mezza totali in cui, fra l'altro, assistiamo allo stesso regista che ha una discussione con il critico Serge Daney sul ruolo della Nouvelle vague nel rivendicare una prima teorizzazione della Storia del cinema, un brano in cui una giovane Julie Delpy legge "Le Voyage" di Baudelaire, piuttosto arduo da comprendere, una Sabine Azema che interpreta un testo filosofico sull'idea di bellezza, una fugace apparizione di Alain Cuny e Juliette Binoche. A tratti di indubbia difficoltà soprattutto quando esprime concetti filosofici non proprio alla portata di chi sia estraneo alla materia, il film si concentra principalmente sul cinema e sul suo ruolo di memoria collettiva di alcune generazioni che sono cresciute insieme ad esso, ma nel quinto episodio fa anche una riflessione socio-politica che condanna senza mezzi termini il conflitto nella ex Jugoslavia, e più volte torna alle tragedie della Seconda guerra mondiale, fra l'altro elogiando il Neorealismo italiano e definendo Hitchcock "il più grande creatore di forme del XX secolo". Considerata un po' all'unanimità la sua opera più compiuta e personale dagli anni 80 in poi, "Histoires du cinema" è un gigantesco collage di frammenti in cui ci si può facilmente perdere, ma l'ammiratore di Godard che conosce l'evoluzione del suo cinema nel "film saggio" dovrebbe trovare pane per i suoi denti e non lamentarsi per l'oscurità di certi riferimenti, l'inserimento di citazioni non sempre intellegibili, la vaghezza di alcuni passaggi nell'economia generale dell'opera. 

Preso nel suo complesso, il film è geniale e assolutamente esigente verso lo spettatore medio, sicuramente più denso di motivi rispetto ad operazioni più recenti come "Adieu au langage", un Godard che non vuole abdicare al suo ruolo di provocatore, di moralista, di guida cinefila e artistica, arrivando a rendere un omaggio molto sentito a Truffaut, con cui aveva notoriamente litigato e non si era più parlato fino alla sua morte. Solo i veri appassionati di Godard potranno procurarselo e resistere fino alla fine, ma queste Histoires sono l'ennesima testimonianza di un artista forse scomodo ma che amava mettersi in discussione, la cui vena creativa è rimasta fertile fino alla fine, checché ne dicano i suoi detrattori, e di un compositore di immagini fra i più grandi del 900, che riesce ad appropriarsi delle risorse della Video Arte e piegarle con il consueto talento alle proprie esigenze. Ovviamente raccomandato.

Voto 9/10

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