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Ferro 3. La casa vuota

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Ferro 3. La casa vuota

di AndreaVenuti
9 stelle

Ferro 3. La casa vuota   è un film sudcoreano del 2004 scritto,diretto e prodotto da Kim Ki-duk; Leone d'argento alla 61° Mostra Cinematografica di Venezia.

 

Sinossi: Tae-suk è un ragazzo senza fissa dimora che si intrufola di nascosto nelle case momentaneamente vuote, vivendoci fino a quando non rientrano i proprietari; un giorno all'interno di una lussuosa villetta, si imbatte nella giovane Sun-hwan infelice a casua del marito bruto e vioento.Tra i due inzierà una storia d'amore inconsueta dove le parole risulteranno superflue, tuttavia ........

Ferro 3 è una delle summe cinematografiche di Kim ki-duk al cui interno ritroviamo tutto il suo cinema come dimostra l'enigmatica prima immagine: macchina da presa fissa che ci mostra una statua della Madonna ripresa al di là di un vano di una rete quindi da una parte abbiamo un simbolo religioso, dall'altra una regia (qui a livelli sublimi ma ci ritorneremo più avanti) abbastanza esemplificativa che in qualche modo allude alla condizione di uno dei protagonisti (mi riferisco a Sun Hwan che non riesce a liberarsi dal suo pessimo marito)

Tra le tipicità di Kim ki-duk troviamo il suo essere molto simbolico e allegorico ed infatti il secondo simbolo presente nel film, vero e protagonista è un ferro da golf. Il ferro in questione n° 3, il meno usato dai giocatori e non è un caso che sia molto apprezzato dal protagonista; un ragazzo emarginato, un soggetto che non condivide determinati codici della società contemporanea ed è felice della sua condizione.  Il ferro nel corso della storia fungerà da strumeto di comunicazione, di svago e soprattuto mezzo attraverso il quale si manifesta la vioelenza intrinseca dell'uomo (aspetto chiave per kim ki-duk), pensiamo alla scena in cui Tae-suk ferisce mortalmente una passante oppure le scene di pestaggio e vendetta; una violenza a volte improvvisa e inaspetatta.

Ferro 3 è pure un trattato "muto" sull'esistenza viscerale della solitudine dell'uomo, tutti nel film sono realmente soli compreso il violento Myn Kyo (il marito di Yun Hwa) tuttavia come già presente in altri film dell'autore l'amore sincero e puro, se pur complicato (qui meno del solito), tra uomo/donna può condurci ad una sorta di "felicità".

 

Ritornando sul discorso tematiche affini all'autore è importantissimo citare il tema dell'acqua che può essere interpretato come spazio materno in cui ripararsi; pensiamo alla sequenza in cui Yun si riposa su di una panca all'interno di una casa, in questa sequenza il regista focalizza molto la sua attenzione su una sorta di acquario in legno che viene pulito diligentemente dal legittimo propietario.

 

Ferro 3 inoltre è un film che presenta una progressione narrativa molto interessante in cui si manifesta tutta la creatività di scrittura e di regia di Kim ki-duk. Dal frangete in cui Tae-suk viene incarcerato il film esplode letteralmente, sembra di assistere ad un fantasy spirituale girato -a tratti- come se fosse un j-horror per poi concludersi in maniera lirica ed onirica.

All'inizio della "recensione" parlavo di regia sublime, vediamo un po' di capire il motivo di tale entusiasmo:

 

Come già evidenziato, Ferro 3 inizia  -a livello di regia-  con la macchina da presa fissa (costante del suo cinema) che ci mostra una statua ripresa al di là di un vano di una rete; questa tipologia di inquadratura ritornerà nuovamente nel corso del film, in particolare modo quando i legittimi proprietari ritornano nella loro dimora oppure quando Tae-suk viene  incarcerato e  subirrà violenze e vessazioni (certo siamo lontani dalla brutalità visiva e disturbante di Moebius oppure One on One).

 

Kim Ki-duk è un regista che se pur fedele ad una poetica molto personale, cerca sempre di sperimentare e proporre qualcosa di nuovo e lo si evince anche nella regia; alla macchina da presa fissa si alternano  diverse panoramiche con funzione descrittiva oppure la falsa soggettiva di Tae Suk quando sta per entarre, insieme ad Yun, nell'appartamento che appartiene ad un pugile (che si trova in vacanza alle Hawai con la moglie),  o ancora i vari dettagli in primissimo piano (ruota di una moto, parte superiore della mazza da golf, bicchierini da liquore o tazzine da thè).

Un latro espediente tecnico molto utilizzato sono gli specchi.

 Altro aspetto intrigante da evidenziare è la vena critica del regista, in Ferro 3 è presente un giudizo sulle forze dell'ordine non proprio edificante, infatti vengono rappresentati come soggetti incompetenti, violenti e corrotti.

 

«è difficile dire se il mondo in cui viviamo sia realtà o sogno» così si conclude il film di Kim ki-duk.

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