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Laws of Attraction. Matrimonio in appello

Regia di Peter Howitt vedi scheda film

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La recensione su Laws of Attraction. Matrimonio in appello

di FilmTv Rivista
6 stelle

Nel genere peggio messo del cinema americano (la commedia), si rischiano ormai di bruciare anche i migliori attori. Julianne Moore è forse la più brava attrice del cinema americano di oggi, versatile, coraggiosa, musa di indipendenti come Todd Haynes e capace di salvare la faccia anche in operazioni come Hannibal. Ma qui il regista Howitt (che pure è quello di Sliding Doors) sbaglia tutti i tempi e non riesce neanche nella godibile operazione rétro di Down with Love. La storia è quasi un remake del classico La costola di Adamo con Tracy e la Hepburn: lui e lei famosissimi avvocati divorzisti con un approccio ben diverso alla professione. Per il resto, lo script segue pedantemente le regole della “commedia del rimatrimonio”: la protagonista è una donna matura, i personaggi non vanno verso il matrimonio, anzi l’argomento del contendere è un divorzio miliardario. Alla fine la storia troverà soluzione in un luogo lontano dalla civiltà (qui un castello in Irlanda). Purtroppo manca l’inventiva, la storia viene stiracchiata e, a corto di gag, ci si rifugia in qualche doppio senso volgarotto. Si ridacchia solo con la coppia di divorziandi (lui rockstar e lei stilista), e alla fine Brosnan che ironizza sulla sua aria da supermanzo risulta il più simpatico.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 36 del 2004

Autore: Mauro Gervasini

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