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Ecco lingua d'argento

Regia di Mauro Ivaldi vedi scheda film

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La recensione su Ecco lingua d'argento

di antimes
5 stelle

Siamo nel 1976. Ivaldi aveva già fatto uscire, praticamente con la stessa trama (sic) L'amica di mia madre, con in più la Bouchet ad arricchire il cast. Il film era andato discretamente e si pensò di cavare un'altra storiella, sostituendo la Bouchet con la Cassini, in una versione a capelli corti non del tutto azzeccata a parer mio. Si gira tutto a Djerba, in Tunisia. Inizialmente il titolo avrebbe dovuto essere Lingua d'Argento e basta, riferito al tartagliar del giovane protagonista. Ci furono discussioni tra la produzione e varie modifiche, fino ad approdare al titolo attuale.

 

Che dire del film? Sceneggiatura e dialoghi sono da serie Z. Il continuo parlare in rima del giovinotto (come peraltro nel precedente) è piacevole quanto una puntura di vespa, la vis ironica affidata a Gianfranco D'Angelo (eccezionalmente senza baffetto teutonico purtroppo) è debolissima e quasi non si sente. Se analizziamo quindi la parte di commedia, siamo ai minimi storici. Se invece passiamo al lato sexy direi che abbiamo materiale di cui discutere: la Villani è in formissima (tra i suoi migliori accavalli di sempre, riportati anche sulle locandine) ed anche la Cassini, sebbene in versione capello corto, regala momenti di grande intrattenimento (non scontato, dato la nota scarsa propensione dell'attrice a mostrarsi come mamma l'ha fatta). E' anzi una commedia sexy più audace delle consorelle del periodo, e chissà come sarà stata la versione originale prima degli sforbiciamenti in censura (che lo stesso anno avrebbero falcidiato La supplente, uscito poco prima).

 

Aggiungerei altre due note positive: il commento musicale, azzeccato ed incalzante, e la bellezza dei luoghi, utilizzati e filmati in maniera non scontata ma decisamente colorata e festosa. Poi certo, parliamo di un film dove verso la fine c'è una simil corsa tra la Cassini e D'Angelo, nel deserto, tra tentativi di spogliarsi, frasi d'amore e cadute continue che penso rappresenti uno dei punti più bassi dei b-movies italiani. Ma facciamo finta di niente. Rimaniamo sull'accavallo iniziale della Villani e sul suo surrealissimo dialogo con lo spettatore, unico esempio di situazione meta in un calderone sfatto e marchettaro come il mondo della commedia sexy anni 70. Voto 5 meno meno meno. 

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