Regia di Ron Howard vedi scheda film
Una donna parte alla caccia del gruppo di pellerossa che le ha rapito la figlia, a lei si aggiunge il padre, convertito allo stile di vita degli indiani, lo stesso padre che lei odia per averla abbandonata quando era piccola.
In questo film si può leggere un apologo sull’importanza della bontà (o la cattiveria) dell’anima di una persona a dispetto della razza della stessa; o un noioso e deludente western che non ne azzecca una.
Indubbia è però l’intenzione del regista nel voler usare la lentezza per accentuare la componente riflessiva del progetto, e nell’approfittare poi di quella stessa lentezza per poi poter rendere l’azione al meglio con movimenti di telecamera fluidi e con inquadrature capaci di rendere al meglio la spettacolarità di alcune sequenze, e anche di rendere spettacolari sequenze che in realtà nemmeno lo sono. Al di là poi del pensiero sulla cattiveria e la bontà riferiti al rapporto tra bianchi e indiani, è evidente che su tutto regna l’individualità, man mano che si prosegue con l’avventura i rapporti non si affievoliscono, anzi si delineano sempre di più i motivi di divisione e se per caso si collabora, lo si fa solo come ultima risorsa per non soccombere.
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