Regia di Yevgeni Karelov vedi scheda film
E' un film con innegabili intenti patriottici e politici, cioè intende esaltare sia la resistenza russa all'occupazione nazista che i valori del comunismo. Non è però un'opera didascalica, né tantomeno retorica. Nonostante quanto sopra, infatti, la pellicola è intrisa di malinconia e di tristezza, sentimenti che quasi contraddicono le sue finalità. Forse questa aporia si può spiegare con il senso di delusione e di dubbio che doveva avvolgere molti artisti russi degli anni '60. Quest'atmosfera si ritrova infatti anche in altri film di quel periodo. Se il regista ripesca cioè quell'episodio di orgoglio russo, dall'altra sembra essere pessimista sulle possibilità di riscatto del suo popolo, e sulla felicità futura.
Quanto all'aspetto cinematografico, il film mi sembra un po' lento e come apatico nella prima metà, elemento che quasi si accorda alla tristezza dipinta sul volto dei personaggi. La parte della partita, invece, mi è sembrata più solida. Personaggi che lasciano un po' il segno sono i due collaborazionisti russi. Lo sono in modo diverso: uno (il giocatore) è semplicemente un uomo vigliacco, opportunista e qualunquista; l'altro (l'interprete) sembra essere più consapevole della questione, e proprio per questo sa di fare il male e si sente una carogna. Restano impresse anche le due fidanzate dei calciatori.
In generale, secondo me è un film riuscito a metà, comunque interessante come testimonianza storica. Ritengo che la pellicola di John Huston (Fuga per la vittoria) che racconta lo stesso episodio, benché con alcune sostanziali varianti, sia sicuramente migliore di questa.
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