Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Solito film 'pieraccioniano' che soffoca le pochissime risate prodotte in quel continuo riflusso di zuccheri a cui sembra proprio non poter fare a meno.
Dopo quattro film identici nella struttura ma di livello e comicità sempre calante, Pieraccioni sembrava aver finalmente capito che con gli stampi industriali non si fa cinema, e aveva quindi saggiamente virato verso nuove strade nel precedente “Il principe e il pirata”. Ma dev'essere proprio vero che una rondine non fa primavera, ed ecco infatti il Nostro tornare a proporci la solita commedia romantica pieraccioniana (nella peggior accezione del neologismo) che soffoca le poche risate nel continuo riflusso di zuccheri a cui sembra non poter fare a meno. L'attore e regista toscano dimostra inoltre ancora una volta di essere ossessionato in maniera poco salubre dalle more con accento ispano. Questa volta è il turno di Angie Cepeda, attrice colombiana che un po' come tutte le altre bellone scelte da Pieraccioni risulta essere tanto bona quanto scarsa in fase di recitazione. Peggiora il tutto la presenza della siciliana Anna Maria Barbera, qui a inizio carriera, insopportabile quasi quanto la canzonaccia di Venditti che Pieraccioni ci rifila per ben due volte.
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