Regia di Leonardo Pieraccioni vedi scheda film
Ennesima versione della storiella che ormai Pieraccioni propina da più di un decennio. Intendiamoci, non è che sia un film pessimo, mediocre, come tanti hanno ringhiato. È la classica favoletta del trentacinquenne scapolo toscano irriducibile (stavolta pure insoddisfatto) che insegue la bella femmina della quale si è invaghito. Gli elementi ulteriori aggiunti per rinnovare la faccenda solita e risaputa sono qui rappresentati dalla siciliana Sconsolata e dagli effetti speciali prodotti dalla ditta gestita da Pieraccioni nel film. Il resto, nonostante la simpatica e bastardissima trovata escogitata dagli amici nobili Alessandro Haber e Rocco Papaleo (sono loro gli elementi migliori), è una minestra riscaldata, specialmente nella seconda parte, ma che si lascia guardare nella sua rozza piacioneria, nel suo patetico sentimentalismo. Alcune battute restano, ma urge cambiamento nella macchina narrativa e Leonardo lo sa. Infatti con le due opere successive, “Ti amo in tutte le lingue del mondo” e “Una moglie bellissima”, qualcosa nel meccanismo muta, ma l’impressione è che Pieraccioni sia sempre uguale a se stesso.
Allegre, niente di che.
Voto: 5.
Uno dei due nobili perdigiorno, elemento prodigioso della commediola.
Uno dei due nobili perdigiorno, elemento prodigioso della commediola.
Mezza delusione: se da una parte le vengono offerte battute fulminanti, divertenti e scattanti, è spesso frenata dal contesto filmico. La sua verve sicula non sempre è esibita con compiutezza.
Stupenda creatura, e anche bravina.
Ruffiano nel suo patetico sentimentalismo, simpatico nelle buffe trovate, a suo agio con i mostri sacri Haber e Papaleo. Né male né bene.
Non più che meccanica. Si faccia dirigere.
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