Regia di Francesco De Robertis vedi scheda film
Curiosa la parabola (tutta decadente) di questo film, originariamente pensato per un altro regista (Piero Costa) e finito in mano a Francesco De Robertis a un passo dalla fine della seconda guerra mondiale, con un cambio di titolo comunque ben assestato (il precedente era il più banale I figli della laguna). De Robertis veniva da un cinema piuttosto schierato - e ovviamente a favore del Duce - e la sua esperienza con questa pellicola ebbe inizio addirittura all'interno della Repubblica di Salò; sviluppatosi poi a ostilità cessate, il lavoro finì per accodarsi al filone neorealista, abbandonando qualsiasi velleità di critica sociale e preferendo raccontare le melodrammatiche vicende di gente comune. Ma è proprio qui che la sceneggiatura di De Robertis e di Giovanni Passante Spaccapietre fa acqua da tutte le parti: nel trattare i personaggi e le vicende la narrazione rimane sempre un po' troppo distaccata, andando poco ad approfondire psicologie e caratteri e risultando in definitiva una discreta banalizzazione di una dozzinale storia d'amore. Neorealistico è anche lo stratagemma di scegliere interpreti non o semi-professionisti - con risultati però ben lontani dall'eccellenza; ma la distanza che trascorre fra De Robertis e Rossellini è pari a quella fra i prodotti del discount e quelli di marca. 2,5/10.
Un industriale lombardo vuole rilevare le proprietà di due gondolieri veneziani per una cifra poco equa; a complicare (o forse a risolvere) la faccenda ci si mette la figlia di uno dei due uomini, che si innamora del figlio del ricco uomo d'affari.
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