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Hero

Regia di Zhang Yimou vedi scheda film

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AndreaVenuti

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La recensione su Hero

di AndreaVenuti
9 stelle

Hero è un film cinese del 2002, diretto e sceneggiato (insieme ad Li Feng e Wang Bin) da Zhang Yimou.

 

Sinossi: Uno straniero senza nome (Jet Li) viene invitato al palazzo di Qui Shi Huang (Chen Daoming) sovrano del regno di Qin.

Ci troviamo durante il Periodo dei "regni combattenti" ed lo stato di Qin è noto per il suo spirito bellicoso; non è un caso che il suo sovrano sia stato attaccato diverse volte da pericolosi assassini.

Lo straniero Senza Nome è agli occhi del regno un eroe per aver ucciso tre letali spadaccini, nemici del sovrano; per questo motivo viene invitato al cospetto di Qui Shi Huang, ma le cose prenderanno una svolta inaspettata...

locandina

Hero (2002): locandina

Hero segna insieme a La tigre e il dragone (2000) di Ang Lee, il ritorno in grandissimo stile del wuxupian cinese dopo un lungo periodo di allontanamento forzato dal grande schermo (e non solo) in quanto ritenuto pericoloso dalle autorità cinesi e solamente in concomitanza con le promulgazioni delle riforme di Deng Xiaoping, verso la fine degli anni Settanta, i vari registi cinesi (pian pianino) si sono riaffacciati ad un genere per loro storico.

 

Zhang Yimou all'apice della sua carriera decide di allontanarsi dal suo stile realista, apprezzatissimo dalla critica occidentale, al fine di abbracciare un genere popolare completamente differente; il noto autore opta quindi per un soggetto da lui stesso ideato e decide di raccontarci un evento fondamentale per la storia locale, ossia il tentativo dell'assassinio del futuro primo imperatore della Cina.

Hero è un wuxupian atipico e senza tempo (confrontandolo soprattutto con i futuri film del genere) a partire da una struttura narrativa ad incastri dove emerge una sorta di relativismo kurosawaiano.

La storia messa in scena da Yimou è contraddistinta da un utilizzo originale del flashback con molteplici punti di vista; ci troveremo di fronte a flashback menzogneri (il primo racconto di Senza Nome), flashback ipotetici (la ricostruzione del sovrano), flashback canonici oppure flashback inseriti all'interno di altri flashback. 

Yimou atraverso dunque l'analessi realizza in parte un "detection-wuxia" avvincente ed intrigante, ma ovviamente questo è solamente uno dei tanti elementi d'interesse dell'opera.

Parlando di Hero è impossibile non focalizzarci sul colore, aspetto portante del film; Yimou propone quattro precisi periodi contraddistinti dall'utilizzo predominante di quattro colori diversi, dando vita ad un vero e proprio trattato d'arte figurativo, ad esempio:

 

Il primo flashback inerente all'incontro tra Senza Nome e la "coppia" Spada Spezzata (Tony Leung Chiu-wai) e Neve che Vola (Maggie Cheung) è caratterizzato dall'utilizzo sovrastante del colore rosso: dai vestiti dei soggetti in scena, passando per le bandiere/stendardi dei nemici. 

 

Il rosso per la Cina è ovviamente molto di più di un semplice colore primario, ed alcuni potrebbero leggerlo come un omaggio gratuito del regista verso una nazione in passato analizzata con occhio lucido e critico ma in realtà è una genialata pazzesca poichè proprio nella sequenza successiva troveremo una frecciata velenosa all'autorità, ma andiamo con ordine.

In questa scena sintetizzando alla grande, una scuola di caligrafia (dove si trovano i protagonisti) viene attaccata dai soldati del regno di Qin ed i civili, all'interno della struttura, nonostante l'attacco continuano imperterriti nell'arte della caligrafia (metafora della cultura).

 

Al termine del flashbak, il sovrano di Qin rivolgendosi a Senza Nome afferma di non comprendere l'atteggiamento dei civili della scuola anzi afferma che appena avrà il potere totale annienterà questa forma di linguaggio/arte trovando ovviamente il disappunto celato di senza Nome.

Qui il regista attacca l'ottusità del potere dominante che non comprende o meglio non vuole comprendere l'importanza della cultura/istruzione.

 

Gli altri tre "periodi" invece presentano i seguenti colori: Blu (flashback ipotetico del sovrano di Qin), Bianco (in riferimento al terzo flashback di Senza nome), Verde (il flashback dentro il flashback di Spada Spezzata).

Il colore va di pari passo ai fantastici paesaggi da cartolina, luoghi simbolo della Cina come il deserto del Gobi oppure la foresta di pioppi dell'Eufrate. Il tutto unito da una regia maestosa; onestamente ogni scena e combattimento meriterebbe un'analisi approfondita ma per ovvie ragione ho scelto due sequenze completamente diverse, che ci mostrano la poliedricità e talento di Yimou.

 

1) Il combattimento tra Senza Nome e Cielo (Donnie Yen):

Yimou propone uno stile raffinato, ingegnoso e poetico contraddistinto da varie tecniche espressive a partire dallo slow motion, utliizzato sia per lunghi frangenti oppure in momenti chiave dello scontro dove si focalizza su determinati particolari (gli occhi di Cielo, i piedi di Senza Nome) e dettagli (punta della spada) ed il tutto conferisce eleganza e pathos all'azione.

La scena inoltre presenta diverse ed opposte dimensioni scalari; campo medio, mezza figura, primo piano oppure campi lunghi ed  inquadrature a piombo.

Interessante anche notare come il duello non sia solo fisico ma pure mentale/spirituale; i due guerrieri ipotizzano nella loro mente come potrebbe essere il combattimento ed il regista opta per un bianco e nero delicato

 

Yimou è riuscito nell'ardua impresa di acciuffare ed imprigionare il labile movimento del cavaliere errante, arrivando a cristallizzare il fuggevole e portentoso istante di magnificenza di una freccia che lacera l'atmosfera, un salto nell'arria oppure una goccia d'acqua che cade al suolo. Pura poesia.

2) La seconda scena in esame riguarda un momento tra Spada Spezzata e Neve che Vola. 

Spada Spezzata ha intenzione di far ingelosire la sua amata (i due non si parlano) andando a letto con l'allieva Luna ( Zhang Ziyi) e ovviamente farà in modo che Neve che Vola veda tutto.

La sequenza è molto articolata ed in particolare modo troviamo diversi long take con movimenti selettivi ed estensivi atti a seguire i due personaggi; movimenti che propongono un particolare angolo di ripresa, ossia il dutch angle in grado di trasmette il loro irrequieto e straziante rapporto di matrice shakespeariana.

Infine curioso spendere due parole sulla rappresentazione della violenza, presente ma allo stesso tempo celata e nascosta da scelte registiche particolari.

Tolti due casi, nessun corpo trafitto da freccie o spade verserà una goccia di sangue. Per il regista le ferite interiori sono più pericolose e dolorose di quelle fisiche, almeno in questo film.

 

Due curiosità:

 

-) Il film alla sua uscita fu il più costoso prodotto dalla Cina e nonostante la presenza di varie super star provenienti da Hong Kong (Tony Leung, Maggie Cheung) non ha goduto di fondi dell'ex colonia britannica.

 

-) Il direttore della fotografia è Christopher Doyle, fido collaboratore di Wong Kar-wai.

 

Capolavoro senza tempo, pura magia cinematografica

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