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Febbre da cavallo. La mandrakata

Regia di Carlo Vanzina vedi scheda film

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La recensione su Febbre da cavallo. La mandrakata

di Lord Holy
8 stelle

Da molti considerato fra i migliori film dei fratelli Vanzina (non posso confermare, essendo l'unico che ho avuto il coraggio di guardare), salta subito all'occhio quanto immenso sia il debito nei confronti del padre, il regista Steno, e del suo Febbre da cavallo (1976), di cui questo dovrebbe rappresentare il seguito. Quanto più vivo e recente sarà il nostro ricordo di quel felice esordio, però, tanto maggiore probabilmente si rivelerà la delusione percepita d'impatto, allo scorrere delle scene iniziali. E con il passare dei minuti la situazione potrebbe addirittura aggravarsi. Almeno così è accaduto a me.

Il mio consiglio è di resistere, nonostante le non promettenti impressioni. Il problema è purtroppo sostanzialmente l'assenza delle trovate geniali del primo (o la loro identica riproposizione, che è forse ancor peggio). Inoltre è un peccato l'aver lasciato solo Gigi Proietti (Bruno "Mandrake" Fioretti), che è sempre un grande, ma qui soffre per le situazioni scialbe in cui si ritrova, i dialoghi non così efficaci e dei comprimari non alla sua altezza. Tuttavia, se si avrà pazienza, a sorpresa il risultato verrà sovvertito.

Con l'ingresso di Nancy Brilli (Aurelia) e soprattutto di Carlo Buccirosso (Antonio Faiella) finalmente viene conseguita quell'originalità frizzante a lungo attesa. L'una è talmente a suo agio nella parte dell'attricetta in cerca di gloria da sembrare fin naturale e l'altro interpreta un ragioniere napoletano che sarà garanzia dei momenti in assoluto più spassosi. Una fenomenale spalla comica. Divertimento credo superato soltanto dalle impeccabili imitazioni della breve partecipazione straordinaria di Enrico Montesano (Armando "Er Pomata" Pellicci), un'apparizione folgorante.

Non si morirà dal ridere come con l'irripetibile capostipite, al confronto del quale esso sbiadisce quasi del tutto, ma è in grado comunque di offrire la sua buona dose di evasione e di effetto nostalgia. Il che non guasta mai.

Sulla trama

Dopo molti anni, Bruno Fioretti ha ufficialmente messo la testa a posto, come giurato alla nuova fidanzata Lauretta. Ma in realtà Mandrake continua a giocare alle corse e a perdere. Ha sostituito Er Pomata, lo storico socio, con Micione, che vive ancora a casa con mamma e papà, e l'Ingegnere, studente in perenne attesa della laurea. Un giorno, però, scopre l'occasione di una "stangata" all'ippodromo di Montecatini: un brocco identico a un campione di Tor di Valle!

Sulla colonna sonora

Franco Bixio, Fabio Frizzi e Vince Tempera compongono un tema musicale principale di quelli che non si dimenticano tanto facilmente, così orecchiabile da rasentare il tormentone. Ma è la riproposizione del precedente!

Cosa cambierei

La mezz'ora d'apertura, quando è in campo uno solo dei quattro personaggi riusciti.

Su Carlo Vanzina

Prima e ultima sua opera che ho visto, promossa forse soltanto perché sulle orme del padre.

Su Gigi Proietti

Bruno "Mandrake" Fioretti. Il mattatore è lui, sebbene non espresso al suo massimo.

Su Nancy Brilli

Aurelia. Fisicamente in parte. Brava per questo.

Su Carlo Buccirosso

Antonio Faiella. Il nuovo ingresso più indovinato. Perfetto!

Su Enrico Montesano

Armando "Er Pomata" Pellicci. Un gradito ritorno.

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