Regia di Gérard Jugnot vedi scheda film
Contemporaneamente a “Laissez-passer” di Tavernier, arriva in Italia un altro film su uno dei più grandi “rimossi”: della recente storia francese: la repubblica di Vichy e l’occupazione tedesca. Per fare i conti con il fantasma del collaborazionismo, il regista e protagonista Gerard Jugnot sceglie la chiave della commedia, anzi dichiara di essersi proprio ispirato agli sceneggiatori e ai registi della commedia all’italiana. Francesi brava gente, insomma: il rosticciere e salumiere Batignole, uno che si fa gli affari suoi, per accontentare il genero collaborazionista e la moglie finisce proprietario di una casa requisita a degli ebrei (denunciati proprio da suo genero). Ma quando davanti alla porta gli si presenta il figlio dei vecchi padroni di casa, scappato dal campo, Batignole lo nasconde e addirittura lo accompagna, insieme ad altre due bimbe ebree, fino al confine, fingendo di esserne il padre. Ne nascono prevedibili equivoci e vari momenti di suspense, fino al clou retorico in cui Batignole fa una tirata dichiarandosi ebreo. Cinema di qualità: eccellente confezione, attori di impeccabile giovialità. Ma il film è astuto, assolutorio e schematico (le virtù del buon commerciante francese alla fine battono i nazisti).
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