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Shaft

Regia di John Singleton vedi scheda film

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La recensione su Shaft

di sasso67
6 stelle

La chiamavano blaxploitation, termine che non piaceva ai neri, perché implicava il loro sfruttamento (la parola deriva da black + exploitation, cioè sfruttamento). E questa è nuovamente blaxploitation, benché i neri siano oggi ben vestiti (Jackson sfoggia nove diversi cappotti, disegnati da Giorgio Armani) e gli attori siano ormai dei divi di livello internazionale (si pensi allo stesso Jackson, a Vanessa Williams, al rapper Busta Rhymes, allo medesimo vecchio Richard Roundtree che interpretò lo "Shaft" originale). Le donne di colore si mordono le labbra al solo pensare di passare una notte con Shaft; lo Shaft zio, che ormai fa l'investigatore privato, esce dal bar con due stupende ragazze che potrebbero essero sue figlie, una bianca e una nera; i fratelli neri per la strada sono sempre gli stessi: dediti allo spaccio e alle liti per chi sia più macho.
La storia tutto sommato funziona, anche se sembra ricalcata più da un film dell'ispettore Callaghan che dello Shaft originale: Ci sono tutti gli stereotipi del genere, il che è anche comprensibile, trattandosi di una specie di remake - non remake. Sono alcuni personaggi e alcune svolte drammatiche che non convincono, come il portoricano interpretato da Wright, troppo di maniera per essere credibile, anche se parla di un dramma che può essere tipico del fuorilegge di successo: pur essendo potentissimo nel suo quartiere, non può entrare in un ristorante alla moda senza essere puntato a dito. E che dire della decisione del giovane rampollo Wade (Bale) di rivolgersi proprio al criminale ispanico per risolvere il proprio conto con Shaft? E' lo scrupolo morale di vedere l'amante del padre con indosso i gioielli della madre a convincerlo? E allora perché subito dopo prende gli altri gioielli che furono della mamma per andarli a impegnare?
Certo, rispetto ai vecchi Shaft, il nuovo ci guadagna in alcuni punti chiave: innanzitutto Samuel L. Jackson è un attore infinitamente più bravo di Richard Roundtree, e, al contrario dell'inespressivo predecessore, ha una gamma espressiva che guida il poliziotto attraverso le diverse fasi del film; lo stesso Jackson consente di dare al suo detective un'ironia che mancava allo zietto. Del resto, la lezione di Tarantino non è passata invano, e non si dimentichi che proprio Jackson (interprete di "Pulp Fiction", ma anche del sottovalutato "Jackie Brown") ne è stato un alfiere. Resta immutato lo score musicale, forse l'eredità più importante rispetto ai film diretti da Gordon Parks, dominato dalle note immortali di Isaac Hayes, che fruttarono al compositore un Oscar già nel 1971.
Un film più che sufficientemente godibile, direi, anche se non si tratta di niente d'eccezionale, nonostante la confezione lussuosa (si vedano i titoli di testa che riescono ad essere allo stesso tempo d'epoca ed ipertecnologici) ed il cast interessante. (14 agosto 2004)

Sulla trama

Il poliziotto di colore John Shaft, nipote del vecchio Shaft, ormai diventato investigatore privato, indagando sull'omicidio di un giovane di colore fuori da un bar, s'imbatte nel giovane figlio di papà bianco Walter Wade jr., figlio di un potente costruttore edile. Questi è fortemente sospettato di essere l'assassino, ma grazie alle conoscenze del padre, esce per ben due volte di prigione su cauzione. Shaft s'intestardisce contro il giovane, il quale si allea con un boss della droga portoricana, per avere la meglio sul poliziotto.

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