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Alle soglie della vita

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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La recensione su Alle soglie della vita

di Baliverna
8 stelle

CONTIENE ANTICIPAZIONI - E' un film intimista e quasi tutto al femminile, sull'argomento della gravidanza, della maternità e dell'aborto. Attraverso l'analisi di tre personaggi donne nella camera dell'ospedale, il regista svedese analizza questi diversi aspetti del diventare madre, o del non diventare madre. A ben guardare, il personaggio centrale è quello della ragazza che vuole abortire; le altre due sono quasi degli esempi e degli ammonimenti che la fanno ritornare su una decisione comunque sofferta e combattuta. Il suo personaggio è complesso e ben definito: la gravidanza è frutto di una quasi violenza sessuale, ad opera di un uomo che ha approfittato di lei e che ora non vede l'ora che abortisca, per lavarsi le mani di ogni conseguenza e ogni responsabilità. Questi - che non si vede ma si sente solo dalla cornetta del telefono - è una figura di uomo non rara nei film di Bergman: non sopporta il legame, l'amore, e soprattutto il figlio che può nascere da un rapporto sessuale. E' insomma un perfetto egoista. Qui è anche evidente di come disprezzi la povera ragazza e, se da una parte la istiga ad abortire, dall'altra la lascia pure completamente sola.
Anche le altre due donne sono ben tratteggiate: hanno in comune la sofferenza, una per un aborto spontaneo l'altra per un bimbo nato morto, e aiutano in tal modo l'altra ragazza a capire il valore della maternità. Uno dei due mariti è un'altra variante dell'uomo bergmaniano. E' meno negativo dell'altro, ma comunque un ben misero uomo, incapace di amare veramente, nel quale secondo me il regista vedeva se stesso. Con la moglie è gentile e premuroso, ma manca di autentico amore e di convinzione; si comporta bene per senso di onestà e di dovere, ma la passione e la spontaneità latitano. La richiesta della separazione forse lo farà maturare.
Il film spezza una lancia al valore della maternità - anche quella originatasi nel modo più negativo - e contro l'aborto. Lo fa però in modo molto discreto e quasi sussurrato, assolutamente non didascalico, lasciando parlare le vite delle donne che rappresenta. Il servizio sanitario nazionale - che mi pare finanziò il film - ci fa una bella figura, ma anche qui siamo molto lontani dallo spot pubblicitario. Pure le infermiere sono personaggi ben definiti e dotati di una sincera umanità. Bella anche la solidarietà tra donne che compare nel film.
E' una pellicola dove non mancano l'amarezza e un certo pessimismo, come sempre nei film di Bergman, ma vi troviamo anche una timida e insolita vena di speranza e ottimismo.

 

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