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Tatami - Una donna in lotta per la libertà

Regia di Zar Amir Ebrahimi, Guy Nattiv vedi scheda film

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La recensione su Tatami - Una donna in lotta per la libertà

di diomede917
8 stelle

CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: TATAMI.

Premessa doverosa.

Per quanto sia drammaticamente attuale la tematica alla luce dell’attacco iraniano nei confronti di Israele, Tatami è soprattutto grandissimo cinema.

È un film che ha il sacrificio come tema centrale ma rendendo omaggio a tutti i grandi classici che hanno contrassegnato la storia del Cinema Sportivo.

È chiaro che il primo riferimento palese sia quello di Toro Scatenato, quell’ossessione per il dettaglio dei colpi come simbolo delle varie sfaccettature che caratterizzano la giostra emotiva che ha dentro di sé la protagonista.

Tatami è una storia unica che racchiude al suo interno le vicissitudini delle tante eroine iraniane che grazie all’uso dello sport si sono fatte portavoce del ruolo della donna in uno Stato che tende a cancellare e umiliare ogni elemento che possa essere un’onta incancellabile.

Da Sadaf Khadem, la pugile che ha chiesto asilo in Francia per aver combattuto in shorts e canottiera, alla campionessa mondiale Elnaz Rekabi che a Seul ha gareggiato a capo scoperto in segno di protesta per la morte di Masha Amini e di cui si sono perse le tracce dal suo ritorno in Patria fino ad arrivare a Kimia Alizadeh medaglia di bronzo per il Taekwondo e adesso esponente degli atleti olimpici rifugiati.

Tatami vede protagoniste due donne forti e agli antipodi che si troveranno a combattere una propria gara personale che vale molto di più di una medaglia d’oro.

Ai mondiali di Judo di Tbisli, la Judoka Leila si è allenata per ambire al podio più alto. Ogni Match vinto è una sintesi di strapotere fisico e tattico anche grazie alla sua allenatrice Maryam, campionessa la cui carriera è stata condizionata da un “grave infortunio” ma che il suo carisma è usato dal Regime Iraniano come perfetto simbolo del loro sport nel mondo.

Purtroppo, sta andando forte anche la judoka israeliana e da Teheran arriva l’ordine di ritirarsi pur di evitare un incontro nella probabile finale.

Da questo momento il film si trasforma in un thriller dai ritmi serrati che ricorda quelli di Brian De Palma quando è in stato di grazia.

Il fatto che Tatami sia diretto da un regista israeliano e una regista iraniana (che interpreta il ruolo dell’allenatrice che ne ha viste veramente tante nella sua vita) ne amplifica sia il messaggio politico che la sofferenza per un percorso di pace che è voluto solo dal basso ma fortemente osteggiato dall’alto (significativa l’apertura del film con le due atlete ignare di essere simbolo dell’astio dei loro due Paesi che parlano di figli e delusioni d’amore come fossero due amiche).

Ma come ho premesso all’inizio tutto questo viene raccontato attraverso il linguaggio cinematografico.

Tatami è veramente Cinema con la C maiuscola. Il perfetto uso del bianco e nero che oltre a omaggiare Scorsese simboleggia la vita priva di colori ed emozioni della donna in Iran.

Leila vive tutto il suo tormento solo ed esclusivamente dal punto di vista fisico.

Ogni incontro va di pari passo con le minacce sia psicologiche che reali che è costretta a subire (la Polizia Morale arresta i suoi genitori mentre il marito sta fuggendo col figlio in direzione confine) e lei lo combatte con tecniche diverse provocandosi un dolore fisico immenso ma che rimane soffocato dai suoi primi piani per poi esplodere come una testata allo specchio.

Maryam, che in Leila rivive quello che ha subito da giovane e che deve tenere dentro di sé come un segreto inconfessabile, vive il conflitto tra chi ha detto sì e chinato la testa troppe volte e chi vede in questo campionato del mondo l’unica occasione per essere veramente sé stessa anche a costo di lasciare il suo amato Paese.

Arienne Mandi e Zar Amir Ebrahimi hanno la fisicità e lo sguardo giusto per farci vivere tutta la rabbia che hanno dentro in una gara di bravura incredibile.

Il Co-Regista Guy Nattiv, non si fa prendere la mano dalla probabile retorica che una storia del genere possa comportare, e decide solamente di fare del cinema emozionante che alterna momenti di alto coinvolgimento emotivo durante i combattimenti alternandolo con le regole incalzanti del ritmo del thriller politico come la scena della fuga finale di Maryam dai parcheggi del Palazzetto dello Sport o messaggi al telefonino del marito di Leila che cerca di tenerla aggiornata dei suoi spostamenti mentre lei è sul Tatami a farsi massacrare.

Un film bello e importante da vedere ad ogni costo e senza nessun pregiudizio.

Voto 8 abbondante.

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