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La terra promessa

Regia di Nikolaj Arcel vedi scheda film

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La recensione su La terra promessa

di Gangs 87
8 stelle

Ludvig Kahlen, capitano danese caduto in disgrazia, per riabilitare il suo nome decide, nel 1755, di coltivare la brughiera danese per conto del re; offrendosi volontario, mettendo a disposizione i propri mezzi e chiedendo in cambio solo quel titolo nobiliare sempre desiderato. La sua determinazione e il suo orgoglio creerà dissidi con Frederik de Schinkel prepotente proprietario terriero privo di scrupoli.

 

È la brughiera la vera, affascinante, protagonista dell’ultima pellicola diretta da Nikolaj Arcel. Questa terra arida, incontrollabile e indomabile in cui Ludvig si rispecchia inevitabilmente perché gli somiglia. Lo nota anche lo spettatore, fin dalle prime immagini. Territorio bellissimo e inesplorato, lasciato a sé stesso e per questo capace di sottomettersi a nessuno. Ludvig testardo e sentimentalmente arido, si isola e si incaponisce nella sua impresa: pur di riuscire abbandona ogni altra cosa, la prospettiva di una famiglia e dell’amore, di un futuro lontano dalla sua brughiera.

 

Nikolaj Arcel enfatizza gli aspetti ostili della terra di Ludvig mettendoli a confronto con Ludvig stesso, in un dualismo che diventa il fulcro del racconto. Mette in primo piano la bellezza della terra danese, i suoi territori sconfinati, accentuati da una fotografia che ne esalta i colori e al contempo ne evidenzia la rudezza in un susseguirsi di immagini e colori che allietano la visione.

 

La narrazione si concentra sulla figura del capitano, interpretato brillantemente da Mads Mikkelsen, e ci conduce in un viaggio personale e territoriale come solo i film di un certo calibro sanno fare. La terra promessa diventa così un film storico, un racconto d’altri tempi ricco di dettagli e crudo, senza mezze misure. La rozzezza di quei tempi viene impersonata da Frederik de Schinkel, nei cui panni si cala un più che convincente Simon Bennebjerg, proprietario terriero prepotente e austero che cercherà con ogni mezzo di ostacolare l’impresa, forse non tanto impossibile, che Kahlen ha deciso di perpetrare.

 

Il titolo originale Bastarden, che purtroppo si perde totalmente nella traduzione italiana, è già a suo modo indicatore della natura della pellicola e del racconto che essa perpetra. Lo si può associare senza dubbio alla terra incoltivabile, sovrastata da un cielo capriccioso e imprevedibile che rende il clima rigido e lo incasella tra i già innumerevoli nemici che Kahlen deve affrontare. Nessuno crede in lui che non smette invece mai di sperare nel miracolo anche se, una volta raggiunto, si renderà conto che il prezzoda pagare era in effetti più alto di quanto aveva prospettato e immaginato.

 

Nikolaj Arcel firma un film in costume dal tono sommesso ma imperioso. Accompagna lo spettatore in una visione calda e coinvolgente, piacevole fin dalle prime immagini. Una biografia che convince e affascina, capace di raccontare un pezzo di storia sconosciuto ma inaspettatamente interessante.

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