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You'll Never Find Me

Regia di Josiah Allen, Indianna Bell vedi scheda film

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John_Nada1975

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La recensione su You'll Never Find Me

di John_Nada1975
6 stelle

E' un film australiano quindi è automaticamente superiore per quanto riguarda il comparto visivo-sensoriale pur essendo girato interamente all'interno delle "mura" di un appartamento-prefabbricato. Un "trail" in un campo-campeggio nei pressi una foresta parco nazionale, in una notte di tempesta talmente di tregenda, nel quale tutto appare così perfetto, programmatico, stereotipato per l'ambientazione di un film dell'orrore.

Due ottimi interpreti(Jordan Cowan e Brendan Rock) soli personaggi, un uomo cinquantenne e alquanto inquietante lì ritiratosi, forse scappato o nascondendosi da qualcosa, e una giovane, nervosissima ragazza carina inzuppata come un batuffolo di cotone dalla tempesta, che cerca riparo per fare una telefonata...nel 2024. 

Al di là di questi meccanicismi forzati atti a far funzionare il presupposto della storia, e di un alone di sospetto fra i due, e paura, evidente terrore a stento camuffato da parte della ragazza per l'uomo, e di un qualcosa, qualsiasi cosa praticamente che accada, anche la preparazione alla piastra d'induzione di una zuppa calda che pare fatta con il sangue, si capisce praticamente da subito dove la storia andrà a parare, e cosa ci può essere di pregresso fra i due personaggi.

Retto da una buona recitazione dei suddetti e soli attori in scena, e di un ottimo utilizzo del sonoro soprattutto per quanto riguarda gli effetti sul prefabbricato della pioggia e del vento fortissimi esterni, offre anche una eccellente fotografia dell'interno tutta giocata su una illuminazione fioca e parziale nell'oscurità.

Anche i dialoghi e alcuni monologhi riflessioni sulla vita e i suoi imprevisti e nefasti sviluppi, oltre che certe pessimistiche considerazioni della ragazza sui comportamenti suoi, sul suo passato, e delle ragazze simili a lei, sono davvero sorprendenti e veramente ben scritti, sorretti dalla ottima recitazione di lei.

Non mancano le imperanti luci rosso-blu qui con la scusa della sirena forse della polizia, che nel finale appare all'esterno delle finestre, e di una citazione visiva da "L'Ultima onda" di Peter Weir(capod'opera appunto della "First Wave" dell'ozploitation australiana), sia nel suggestivo inizio dall'interno di una automobile dai vetri battuti da una pioggia scrosciante, con la figura di una donna/ragazza resa dall'acqua quasi indistinguibile che vi si avvicina per chiedere qualcosa. Visione che torna nel film come flashback, e che poi è cruciale nella spiegazione degli eventi.

C'è anche una citazione argentiana di "Suspiria" per il trucco delle ragazze-cadaveri, e una più diretta del finale allucinato di "Maniac" di William Lustig con i manichini "scalpati" delle vittime che riprendono vita per fare del tutto impazzire il protagonista, qui in un'altra forma di trucco ma comunque evidente.

Convince meno la svolta fantastico-orrorifica-soprannaturale degli ultimi venti minuti, ma forse è solo una allucinazione della mente sconvolta dell'uomo, del suo senso di colpa, e forse ancora è stato tutto solo un incubo fin dall'inizio, però come la boccetta vuota in tasca dimostra vero, e poi forse ancora risolto dal malore, dalla morte, soltanto suggerita dai rumori provocati dall'uomo che probabilmente cade a terra nell'interno del trail. 

Però non convince lo stesso, e pare non avere saputo bene come finire quello che di buono era stato saputo mettere in scena in precedenza dal punto di vista visivo se non narrativo.

D'altronde è anche praticamente un esordio.

 

John Nada

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